Il numero degli adolescenti hikikomori, che aumenta sempre più nel mondo, è cresciuto anche in Italia: sono circa centomila i ragazzi che decidono di chiudere con il mondo reale confinandosi nelle proprie camere e lasciando la loro vita fuori dalla porta di casa.
Hikikomori è un termine giapponese utilizzato per far riferimento a ragazzi, in età soprattutto adolescenziale, che a causa di un rapporto conflittuale con i loro coetanei o con la società attuale decidono di confinarsi all’interno delle loro stanze. Si tratta di un processo graduale che li vede allontanare pian piano dai loro gruppi di amici e dalla realtà che vivono quotidianamente fino a non utilizzare i mezzi di comunicazione e a chiudersi, definitivamente, all’interno delle loro stanze.
Sembrerebbe quasi una fase depressiva che in molti vivono durante il passaggio dalle Scuole Medie alle Scuole Superiori. Il non trovare un posto all’interno del gruppo, l’esser vittime di bullismo o non sentirsi adeguati sono soltanto alcune delle cause che portano a questo isolamento volontario. Inutili i tentativi di aiuto da parte di amici e genitori, la generazione degli hikikomori necessità di un aiuto ben preciso e, talvolta, può essere fondamentale il ruolo che svolge il web.
Se fino ad ora, infatti, si è creduto che il mondo virtuale è una barriera che separa dal mondo reale tramite alcuni studi è stato dimostrato che in questi casi può essere fondamentale per aiutare i giovani a superare questa fase della loro vita. I numerosi social possono essere il collante per riprendere una comunicazione con il mondo esterno. Gli hikikomori, il cui numero vede protagonisti più maschi che ragazze, non sono infatti coloro che sono colpiti dall’attrazione del web ma coloro che decidono di allontanarsi da tutti isolandosi. Per questo motivo, come ha spiegato lo psicoterapeuta Matteo Lancini, è possibile aiutarli anche attraverso il web. Il fenomeno si è diffuso anche prima dell’era dei Millenialis e per questo motivo le cause dell’isolamento non sono da attribuire ai social, ma a un disturbo di tipo traumatico generato da molteplici e variabili fattori. Per aiutare i ragazzi è necessario iniziare a instaurare un dialogo con i genitori e gradualmente con il mondo esterno e questo è anche possibile permettendo loro di studiare da privatisti così da non perdere anni preziosi per la loro formazione culturale e portarli al passaggio con il mondo universitario che li aiuterà a lasciare definitivamente questa fase buia della loro vita.
Accanto a internet un altro ponte che può condurli a ricreare un rapporto diretto con il mondo è proprio l’università. Sempre Lancini ha dichiarato che passata la fase delle Scuole Superiori i ragazzi avvertono sempre meno il loro disagio con i coetanei e l’esperienza universitaria, che sicuramente è più aperta e piena di stimoli, può essere fondamentale per la loro ripresa.
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