I dati Eurostar parlano chiaro: l’Italia occupa le ultime posizioni nella classifica dei paesi europei per percentuale di laureati. Nonostante il pessimo risultato e considerato che si è raggiunto in anticipo l’obiettivo minimo prefissato per il 2020, si spera di fare meglio nel futuro.
I dati diffusi dall’Ufficio Statistico dell’Unione Europea (Eurostat) si rifanno al 2016 e chiariscono qual è il livello di istruzione raggiunto dalla popolazione tra i 30 e i 34 anni di ciascuna regione d’Europa, percentuali che, una volta sommate, evidenziano la posizione di ogni Stato nella classifica generale. Il posizionamento dell’Italia è bassissimo. La penisola si è aggiudicata un pessimo penultimo posto: solo il 26% della popolazione ha conseguito una laurea per la fascia d’età campionata. Peggio dell’Italia, solo la Romania, ma nel frattempo è giusto anche considerare che dei passi avanti sono stati fatti, visto che si è raggiunto con un buon anticipo l’obiettivo che era stato prefissato per il 2020. Uno sprint, questo, che se ben giocato potrebbe valere l’ottenimento di risultati migliori per il futuro, ma ad alcune condizioni: incentivare i cittadini al raggiungimento dei gradi di istruzione più alti finanziando in istruzione e ricerca, settore che ormai da troppo tempo, è piuttosto oggetto di tagli e perdite che non di investimenti.
Riguardo alla dispersione scolastica, le statistiche del 2015 hanno messo in luce i livelli di istruzione della fascia di popolazione compresa tra i 18 e i 24 anni. In questo caso la situazione si rivela essere un po’ migliore; sebbene conil suo 14,7% il Bel Paese si posiziona sempre tra le pecore nere d’Europa. In questo ambito emerge chiaro il peso giocato dal Mezzogiorno d’Italia ed in particolare della Sicilia cui livello di dispersione scolastica raggiunge ben il 24,3%, registrando il tasso più elevato d’Italia e incidendo quindi in maniera del tutto negativa sul risultato nazionale.
A proposito di questa cifra si può anche notate come il dato sulla dispersione scolastica sottolinei un divario evidente tra uomini e donne. Le ragazze si dimostrano essere più costanti nello studio e raggiungono livelli d’istruzione più alti, dati dimostrati da almeno tre fenomeni evidenziati dal rapporto AlmaDiploma 2016. Secondo queste statistiche, nelle università italiane è nettamente più elevata la presenza della componente femminile (60%) e la quota delle donne che si laureano è del 48% contro il 44% degli uomini. Non solo, il voto medio di laurea è 103,2 su 110 per le studentesse e di 101,1 per la loro controparte maschile. Sulla stessa scia la fonte Eurostat riporta come più di frequente siano proprio i ragazzi a lasciare i banchi prima di ottenere un titolo di istruzione superiore. Dati che andrebbero presi fortemente in considerazione per un eventuale rimaneggiamento dell’azione contro la dispersione scolastica in Sicilia, infatti nell’isola sono ben 28,8 % i ragazzi che interrompono il loro percorso di istruzione, contro il 19,6% delle studentesse.
Le fonti statistiche fanno emergere dunque dei dati che dovrebbero destare l’attenzione della politica nazionale e regionale, almeno di quella parte che voglia garantire un incremento delle potenzialità e della competitività del territorio.
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