La libertà di stampa, in Italia, è migliorata rispetto all’anno scorso. Nella classifica annuale stilata da Reporters sans frontières, il nostro Paese guadagna venticinque posizioni, ma i problemi restano.
Un diritto fondamentale che ogni Stato dovrebbe garantire per assicurare la libertà di parola e della stampa libera, ma che, nella maggior parte dei casi, non è mai assicurato in toto. Per questo, l’organizzazione non governativa Reporters sans frontières ogni anno pubblica una classifica che riordina i paesi del mondo in base alla loro libertà di stampa e alla loro organizzazione in proposito. Nella classifica di quest’anno, l’Italia passa dal 77esimo posto nel 2016 al 52esimo posto, guadagnando venticinque posizioni. Secondo l’organizzazione, il balzo sarebbe da attribuire “all’assoluzione di diversi giornalisti, tra cui i due che sono stati processati nel caso Vatileaks“, ma i problemi che riguardano l’informazione italiana e l’organizzazione della libertà di stampa nel nostro Paese persistono e rimangono consistenti, in particolare restano minacce e pressioni di gruppi mafiosi e organizzazioni criminali.
Infatti, come sottolinea ancora il rapporto, “il livello di violenze contro i reporter (intimidazioni verbali o fisiche, provocazioni e minacce) è molto preoccupante, e alcuni responsabili politici non esitano a comunicare pubblicamente l’identità dei giornalisti che gli danno fastidio”. Per questo motivo, in particolare, i giornalisti opterebbero sempre più per l’autocensura. Il rapporto cita anche il ddl diffamazione, che è ancora fermo in Senato e che, in teoria, dovrebbe portare alla cancellazione del carcere per i giornalisti e all’introduzione di sanzioni pecuniarie efficaci per chi fa ricorso alle querele pretestuose.
Dando un’occhiata al rapporto, però, ci si rende conto del fatto che la situazione, negli altri paesi, non è poi così rosea. Al contrario, viene definita “difficile” o “molto grave” in ben 72 paesi, fra cui Cina, Russia, India, quasi tutto il Medio Oriente, l’Asia centrale e l’America centrale, oltre che in due terzi dell’Africa. I paesi classificati come “neri”, in cui la situazione della libertà di stampa è “molto grave”, sono 21: fra questi Burundi 160/o su 180), Egitto (161) e Bahrein (164). Ultima in assoluto la Corea del Nord preceduta da Turkmenistan ed Eritrea. In testa alla classifica, invece, si piazzano, come sempre, i paesi i paesi dell’Europa del Nord: la Norvegia è al primo posto grazie alla Finlandia che deteneva il posto da 6 anni alla Norvegia, ma che a causa di “pressioni politiche e conflitti di interesse” ha perso il primato.