Gli esami di maturità cambieranno radicalmente: si potrà essere ammessi solo dopo il superamento della prova Invalsi da effettuare in aprile che sostituirà il quizzone della terza prova. Inoltre cambieranno radicalmente anche i sistemi di attribuzione dei crediti. Queste decisioni ministeriali hanno suscitato non pochi sgomenti nella comunità degli studenti, che confluiranno in due giornati di scioperi generali il 3 e il 9 maggio. Ma procediamo per ordine.
La legge 107 con gli otto decreti decisionali ha fatto emergere la quasi assoluta centralità delle prove Invalsi nell’istruzione. Ricordiamo che tali prove consistono in rilevazioni nazionali del grado di preparazione degli alunni. Alle elementari essi si svolgeranno nelle classi seconda e quinta, alle medie nella classe terza relativamente alle materie italiano, matematica e inglese mentre nelle scuole superiori si svolgeranno nella classe seconda e quinta.
Ma ecco l’assoluta novità: dal prossimo anno il superamento di tali prove costituirà un requisito fondamentale per l’accesso agli esami, sia per le scuole superiori che per le scuole medie. Ma attenzione: è altamente probabile che si dovranno svolgere prove Invalsi anche per accedere alle università. Questi quiz sono già stati proposti negli anni passati, come forma di autovalutazione non incidente nel percorso d’istruzione degli studenti, ma adesso il futuro degli alunni sembra proprio dipendere da ciò.
Ma in cosa consisterà adesso il ruolo degli insegnanti? Il docente rischierà di vedere ridotto il suo ruolo a semplice somministratore di test, una sorta di manuale di test predefiniti e determinati sui quali non avrà alcun potere decisionale. Il docente, in parole povere, rischierà di perdere la sua importante e fondamentale valutazione per concedere l’accesso agli esami di terza media e di quinto superiore.
Per questo motivo i sindacati convocheranno due giornate importanti di scioperi nazionali, chiamando a raccolta i docenti e il personale ATA per combattere queste decisioni dalla dubbia positività: il 3 maggio scenderanno sul campo di battaglia i docenti della scuola primaria, mentre il 9 maggio toccherà a quelli delle scuole superiori. Saranno due battaglie in cui convergeranno le tensioni accumulate dopo il decreto renziano della “Buona-Scuola”, con le dubbie conseguenze dell’Alternanza Scuola-Lavoro che continua a raccogliere dissensi nella comunità. Gli scioperi si proporranno come fine quello dell’abolizione delle prove Invalsi come materia di valutazione per l’accesso agli esami di maturità, per restituire il ruolo proprio degli insegnanti ed evitare dunque la somministrazione di questi quiz predeterminati.
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