Opinioni contrastanti fra il Ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, e la Ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli sull’importanza dell’istruzione tra i giovani.
Il primo infatti, settimane fa, si era reso noto alla cronaca per una polemica all’interno del mondo politico, sorta dopo una frase rivolta agli studenti di un istituto tecnico professionale a Bologna. Il Ministro aveva infatti dichiarato: “Per trovare lavoro il rapporto di fiducia è un tema sempre più essenziale e in questo ambito si creano più opportunità a giocare a calcetto che a mandare in giro i curricula”. L’incontro con i giovani era incentrato sul tema dell’alternanza scuola-lavoro. “I giovani hanno capito il significato della mia frase, le chiacchiere attorno sono solo mere speculazioni politiche” , aveva precisato Pletti.
Puntuale la risposta a Poletti di Valeria Fedeli. Ospite di un convegno all’Università Statale di Milano ha rivolto un preciso appello ai giovani: “Non smettete di studiare e continuate a mandare curricula”. E ancora: “Lo studio vi rende più forti nel mercato del lavoro”, ha spiegato la Ministra.
“Abbiamo forti responsabilità da questo punto di vista, – ha puntualizzato Valeria Fedeli – la politica deve puntare su una crescita economica qualitativa per offrire seriamente e credibilmente un lavoro ai giovani”.
Certo, queste dichiarazioni potrebbero fare storcere il naso ai più, dette dalla Ministra che ha cancellato dal suo curriculum la laurea in Scienze Sociali. Ma soprattutto il rapporto tra i giovani e il mondo della politica si conferma sempre più difficile. Le dichiarazioni degli scorsi anni sui “bamboccioni” dell’ex Ministro del Tesoro, Tommaso Padoa Schioppa, e i “choosy” di Elsa Fornero avevano il dato il via a una serie di botte e risposte al vetriolo tra il mondo della politica, gli avversari politici e i giovani.
Poletti stesso si era esposto ad un’altra bufera, mesi fa. ”Meglio non avere tra i piedi alcuni giovani che decidono di cercare lavoro all’estero”, aveva affermato causando l’ira di alcuni cervelli in fuga. Tra queste, anche la reazione Domenico Gatti, un giovane barese emigrato in Inghilterra, che ha condiviso e fatto circolare sui social una lunga lettera carica di rabbia indirizzata al Ministro del Lavoro.