L’ultima puntata di Report ha rivelato delle indiscrezioni riguardanti non pochi professori dell’Università degli Studi di Perugia. A loro carico la procura sta indagando con ipotesi di reato di falsa dichiarazione e addirittura, truffa ai danni dello stato.
Che sia stata la legge Gelmini con il suo blocco quinquennale agli scatti di stipendio dei professori universitari o che la motivazione sia un’altra, alcuni professori all’università di Perugia hanno presentato delle auto-certificazioni false per ottenere un bonus riservato ai docenti universitari che si distinguono secondo alcuni criteri individuati dall’università di appartenenza.
La possibilità dell’inganno arriva con la stessa legge Gelmini che, se da una parte aveva bloccato gli stipendi dei professori, dall’altra ha stanziato un incentivo una tantum di 108 milioni che ogni ateneo può suddividere tra i suoi docenti come premio per dei meriti stabiliti dalla stessa università. Ciò significa, criteri diversi per diversi atenei.
Ad esempio all’Università di Perugia, possono fare domanda per ricevere il bonus solo quei docenti che raggiungono la media del 50% di presenze al Consiglio di Dipartimento e quella del 60% al Consiglio di Facoltà. L’incentivo stanziato dall’Università di Perugia va da 800 a 5.000 euro lordi. La procedura per avanzare la richiesta è abbastanza semplice: basta presentare l’auto- certificazione in cui il dichiarante sostiene di aver partecipato al numero minimo di sedute, in seguito la commissione appositamente costituita verifica la veridicità della certificazione.
La giornalista Antonella Cignarale ha intervistato per Report alcuni professori dell’Università di Perugia, tra cui Giuseppe Noya, Giuliano Giorgio Cerulei e il professore Velarsi, che ha l’incarico di Delegato del Rettore. Tutti sono stati assegnatari del bonus, ma in realtà non hanno superato il vaglio del registro delle presenze. Nessuno superava le percentuali necessarie.
In modo particolare, sono le dichiarazioni di un dipendente dell’Università di Perugia a portare chiarezza sui fatti. L’uomo, che ha preferito non far apparire il suo viso alle telecamere, parlando dei professori, ha dichiarato che “tantissimi hanno presentato domanda autodichiarando di superare certe percentuali, ma non le superavano” e al termine sostiene:“Posso affermare con assoluta certezza che hanno ottenuto 2 incentivi pur non avendone diritto, che hanno barato due volte”.
Non tutti i professori dell’Università di Perugia hanno adottato questo comportamento, altri hanno scrupolosamente controllato le loro presenze e, essendosi accorti di non raggiungere le presenze necessarie, hanno ritirato la domanda per l’assegnazione del bonus. Altri loro colleghi hanno optato invece per un altro comportamento. Ad esempio, il professore Gamaitoni, nonostante fosse stato invitato dalla giornalista a ravvedersi sul numero delle sue presenze, continua a dichiararsi pulito, dicendo che si affida alla commissione che ha valutato la sua posizione.
I dipartimenti dell’ateneo di Perugia interessati da questa vicenda sono diversi, tra di essi: Medicina, Matematica, Fisica, Ingegneria e Sociologia. Il Rettore chiamato a parlare, si mantiene su una posizione neutrale, rimettendo nelle mani di chi sta portando avendo le indagini per fare chiarezza sui fatti e limitandosi a prendere le distanze dalla vicenda, dichiarando alla Cignarale:“Le posso dire una cosa, io non ho fatto domanda per gli incentivi”. A dare le risposte definitive saranno le indagini della Procura di Perugia che si sta basando su ipotesi di reato che vanno dalla falsa dichiarazione e arriva addirittura, a truffa ai danni dello stato.
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