Ritorna il numero chiuso in alcuni atenei italiani, che hanno deciso di fare marcia indietro ed inserire nuovamente il test di ingresso per alcune facoltà, dove l’affluenza di studenti, dopo il libero accesso, risultava tanto elevata e perciò ingestibile.
Quello del numero chiuso rappresenta un incubo per ogni generazione di studenti che desidera proseguire gli studi ed iscriversi ad una facoltà universitaria. Infatti, oltre alle facoltà ad accesso programmato nazionale (Medicina, Medicina in inglese, Veterinaria, Architettura, Professioni Sanitarie e Scienze della formazione primaria), per cui il Miur ogni anno predispone le date in cui verranno somministrati i test d’ingresso a livello nazionale per tutte le aspiranti matricole, esistono anche facoltà a numero chiuso locale. Ciò significa che è l’Ateneo che sceglie autonomamente di introdurre un test d’ingresso selettivo che è specifico per ogni facoltà interessata. Lo scopo è proprio quello di porre un limite ai posti disponibili per garantire un servizio didattico migliore. Le facoltà che generalmente sono oggetto del numero chiuso sono quella di Ingegneria, Economia, Psicologia e le Facoltà scientifiche.
Negli anni precedenti alcuni atenei italiani hanno scelto la strada dell’apertura per alcune delle facoltà a numero chiuso locale, attirando migliaia di matricole in controtendenza a tante altre università italiane. Ad esempio questo è il caso della facoltà di Economia dell’Università di Torino, che ha scelto a settembre di rendere libero l’accesso, per la gioia di tutti i futuri studenti. Oggi, però, il Dipartimento di Economia dell’Università di Torino fa marcia indietro, annunciando che il numero chiuso verrà reintrodotto almeno per i corsi più gettonati ovvero “Economia e Commercio” ed “Economia aziendale”. A settembre, infatti, i problemi erano stati evidenti, con studenti costretti a stare fuori dalle aule perché troppo affollate, tanto che la decisione è stata in qualche modo forzata. Servirebbero spazi, come aule e laboratori, risorse e un numero di docenti adeguato al numero sempre crescente di matricole per garantire un buon servizio didattico, ma visto che tutto ciò manca il numero chiuso risulta un espediente più che mai utile.
L’Università di Torino, però, non è la sola a fare un costante uso del numero chiuso, nella stessa direzione si stanno muovendo in prima linea l’Ateneo di Bologna, ma anche quello di Salerno. A Bologna aumentano costantemente, anno dopo anno, i corsi di laurea a numero chiuso.Sono ormai quasi uno su due: 94 su 210 in questo anno accademico, che arriveranno a quota 108 l’anno prossimo, che coinvolgeranno anche corsi storicamente ad accesso libero, come quelli di Scienze della comunicazione e Scienza politiche. Naturalmente, a tutto questo gli studenti non ci stanno, protestano vedendosi tagliare fuori. In certi casi, infatti,è proprio di questo che si tratta: un taglio nel numero degli studenti, vista l’impossibilità di aumentare il numero di docenti e la carenza di fondi per istituire spazi nuovi per l’attività didattica.
Recentemente, l’Università di Salerno ha instaurato il numero programmato per l’accesso al corso di studi di Lettere. La facoltà di Lettere è una facoltà a numero aperto in molti (anche se non in tutti) atenei italiani, per cui, talvolta, è previsto soltanto un test d’ingresso non vincolante ai fini della valutazione della preparazione iniziale dello studente. Ma, visto le direttive del Miur, secondo le quali il numero di immatricolati ogni anno deve essere proporzionale al numero dei docenti, essendovi una mancanza di docenti e l’impossibilità di nuove assunzioni è stato decretato dal Consiglio di dipartimento della Facoltà di Lettere di Salerno un tetto massimo di 200 iscritti l’anno.
Sembra, pertanto, che la tendenza all’apertura dei corsi e delle facoltà da parte degli Atenei italiani iniziata negli anni precedenti sta adesso conoscendo dei risvolti che portano le Università a tornare sui loro passi e ad agire in senso opposto.
Per quanto riguarda il nostro Ateneo, invece, sembra per il momento che non si stia verificando nessuna inversione di rotta. Le facoltà in cui permane il numero programmato locale per l’anno accademico 2016/2017 sono Lettere, Lingue e culture europee euroamericane ed orientali, Scienze e lingue per la comunicazione, Economia, Economia aziendale, Scienze dell’educazione e della formazione, Scienze e tecniche psicologiche, Mediazione linguistica ed interculturale, Scienze e tecnologie agrarie, Scienze e tecnologie alimentari, Pianificazione e tutela del patrimonio e del paesaggio, Scienze motorie, Sociologia e servizio sociale, Scienze biologiche, Scienze farmaceutiche applicate, Chimica e tecnologie farmaceutiche, Farmacia ed Informatica. Rispetto all’anno accademico 2015/2016 , invece, risultano essere state aperti i corsi di Scienze dell’amministrazione e dell’organizzazione e Storia, politica e relazioni internazionali che si vanno ad aggiungere alle Facoltà Unict a numero non programmato (leggi AMMISSIONE UNICT – Svelati i corsi di laurea a numero aperto e chiuso dell’Ateneo catanese per l’a.a. 2015/16 ).
La questione del numero chiuso o programmato locale rimane, comunque, una questione assai dibattuta tra i docenti e ancor più tra gli studenti. Abbiamo chiesto agli studenti il loro parere riguardo le modalità d’accesso disponibili per le diverse facoltà per comprendere da vicino le opinioni in merito al numero chiuso negli Atenei locali.
Giada, una studentessa della facoltà di Odontoiatria di Unict ci rivela: “Mi sembra superfluo dire che per le facoltà dell’ambito sanitario, come quella che frequento, è necessario applicare il numero programmato a livello nazionale, molti si lamentano, ma sarebbe impensabile che tutti, migliaia e migliaia di candidati ogni anno, possano accedere liberamente a corsi di tale importanza. Per quanto riguarda i corsi a numero chiuso locale anch’essi hanno il loro senso e la loro utilità, servono da sbarramento a tutti coloro che si iscrivono all’università quasi per hobby. Rispetto a un tempo, all’università si iscrive un po’ chiunque: il numero chiuso potrebbe servire a priori per selezionare studenti più motivati e capaci di affrontare in maniera seria l’iter universitario.”
Altri studenti, però, potrebbero obiettare. Alcuni, infatti, iscritti alla Facoltà di Scienze politiche, sostengono il contrario. Per loro il numero chiuso è una limitazione del diritto allo studio.Andrea afferma che, secondo lui: “Tutti dovrebbero avere il diritto di poter accedere alla facoltà che più gli piace, e non essere bloccati in partenza, semmai essere selezionati in un secondo momento, in base all’impegno e i crediti conseguiti durante il primo anno accademico. D’altronde varrebbe molto più l’autoselezione, offrendo a tutti le stesse possibilità di partenza, poi sarebbero gli studenti a dover capire se quel determinato percorso può fare per loro oppure no.”
Tra alcuni docenti, c’è la convinzione che applicando il numero chiuso e selezionando gli studenti più preparati, ne possa beneficiare il prestigio dell’Ateneo e/o il Dipartimento in questione. Altri pensano, invece, che tagliare il numero di studenti con il numero chiuso non sia la scelta migliore per il prestigio delle università, quanto piuttosto occorrerebbe una riforma dell’istituzione in sé, un adeguamento delle strutture ai bisogni del crescente numero di studenti che chiedono il diritto a proseguire i propri studi.“Bisogna investire nelle strutture universitarie, creare nuovi corsi e rendere quelli attuali più adeguati alle esigenze del mondo del lavoro, ampliare le possibilità degli studenti, non comprimerle. Investire negli studenti, nell’università significa investire nel futuro di un Paese.”- ha ribadito un docente di politica economica.
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