La “dispersione accademica” non si ferma, propagandosi in tutta la nazione: negli anni precedenti si è vista la Sardegna, spiccare per la maggior percentuale di studenti che lasciano per sempre i libri; stavolta ad esserne il simbolo è la Sicilia, con oltre il 25%.
Si tratta di un fenomeno che colpisce gli studenti che fanno parte di un nucleo familiare instabile, da un punto di vista economico-sociale, o a volte, un fenomeno che si manifesta anche a seguito di una bocciatura, oppure semplicemente i ragazzi non vedono nelle istituzioni accademiche la strada giusta da percorrere.
I dati, comunque, sono molto preoccupanti: la media nazionale della dispersione accademica è intorno al 15%, con la Sicilia che registra un risultato elevato, portandosi come simbolo del fenomeno. Del resto come ben si sa, la lotta studentesca siciliana abbraccia in un certo senso questo fenomeno: la scuola è diventata debole, dinanzi agli occhi degli studenti, che hanno bisogno di quella sicurezza che l’istituzione non riesce a dare.
Sulla dispersione, problema centrale è il costo degli studi, che alcune famiglie non possono sostenere: non parliamo solo delle tasse e libri nell’università, ma i problemi che si presentano anche nei licei. La scuola – si intende pubblica – deve porsi come istituzione dove si esplica il diritto allo studio, riconosciuto a qualsiasi studente; ma è appunto questo il problema, lo studio diventa obsoleto e gli studenti puntano il dito verso l’ultima riforma scolastica e contro il governo (Renzi, Gentiloni, Boschi e chi più ne ha, più ne metta). Lo studio non diventa più accessibile ai ragazzi.
Gli studenti riconoscono nel ruolo istituzionale della scuola, il luogo di apprendimento e socializzazione, ma oltre a questo, luogo di continua prassi politica-sociale e di dialogo: esattamente vivere a pieno la Scuola. Cosa che non è in molte scuole, che vengono ora a presentarsi solo come un’istituzione che fornisce istruzione e si chiude, escludendo dalla vita scolastica ed extrascolastica gli studenti – e non è quello che vogliono i ragazzi.
Vista anche l’elevata percentuale della Sardegna, proprio la regione ha incluso nel piano scolastico il provvedimento denominato “Tutti a Iscol@“, che prevede: il miglioramento dell’apprendimento di base, scuole aperte e inclusione, e sostegno psicologico. Per questo provvedimento la regione ha stanziato 17 milioni e 400 mila euro, per colmare tutte le problematiche che hanno portato in passato all’abbandono dello studio.
Di certo, “Tutti a Iscol@”, è un provvedimento che fa capire il disagio creatosi nella scuola pubblica, con l’abbandono eccessivo degli studenti. Pertanto, si spera, che sia un esempio che possa essere seguito non solo da chi ha registrato un’elevata percentuale, ma dall’intera nazione, in modo da migliorare e garantire agli studenti lo studio e l’inclusione nella vita scolastica.