Dallo stage alla Prima al Teatro Massimo Bellini: Nicol Oddo racconta a LiveUniCT se stessa e la sua esperienza che l’ha vista come controfigura di Isoletta nell’opera di Bellini, “La Straniera“.
Studentessa di Lettere moderne all’Università di Catania, Nicol è passata dalla pratica all’azione. Sotto la regia di Cigni, la giovane studentessa ha interpretato Isoletta in “La Straniera“, l’opera teatrale di Vincenzo Bellini scritta tra il 1828 e il 1829. Nicol ci racconta intanto il suo tirocinio: “Mi trovavo a teatro già dall’inizio del lavoro sulla messa in scena di Straniera, il 3 gennaio, per il tirocinio formativo obbligatorio. La motivazione per la quale ho scelto il Teatro Massimo Bellini come sede di tale tirocinio aveva come mira proprio entrare e capire il processo di messa in scena di questa opera sublime che è La Straniera, una delle mie opere belliniane preferite che già conoscevo sotto il profilo storico-musicologico per mie ricerche e studi personali maturati grazie alle competenze di base acquisite nel corso di Storia della Musica che ho seguito lo scorso anno con la preparatissima prof.ssa De Luca. Quindi l’obiettivo era costruirmi un quadro tanto generale quanto dettagliato sul modo in cui un melodramma passa dalla partitura alla messa in scena e come ogni reparto si prepari singolarmente per approdare all’unità, che è la Prima e le recite successive.“
Nicol sottolinea che l’ambiente, dove sta svolgendo il tirocinio, è stato importante per formarla sotto un punto di vista tecnico, soprattutto grazie alla vicinanza del regista Cigni; perciò, quando si presentarono i problemi, Nicol era pronta: “Per la Generale la Colecchia non era più disponibile, così ci si è ritrovati senza un’interprete per la parte di Isoletta a poche ore dalla prova. Fu quella sera che tempestivamente entrai in scena per la prima volta nelle vesti di Isoletta, ascoltando alcuni suggerimenti del regista e ripassando i tempi. Il giorno successivo, la Prima, alla quale ha preso parte in buca la mezzosoprano Sonia Fortunato, colei che ho definito come mia ”anima”, essendo io il ”corpo” in scena.“
“Prima di salire ero molto tranquilla; non rilassata ma calma e concentrata. Sapevo cosa dovevo fare, come lo dovevo porre in scena, conoscevo tutto ciò che era necessario sapere, compresa la partitura, e mi è riuscito in modo naturale. – continua la studentessa – Mi sono goduta ogni attimo grazie alla musica sublime che mi accompagnava e mi sono sentita onorata di impersonare, seppur in playback, Isoletta, personaggio sensibile e puro, provando in scena un trasporto commovente in precise frasi musicali del genio di Bellini trasposte con estremo affetto ed effetto tanto dalla voce della Sonia Fortunato, quanto dalla perfetta orchestra ed in particolare dal flauto traverso di Giovanni Roselli.“
“I grandi professionisti e artisti coinvolti in ogni settore hanno contribuito a rendere indelebile questa esperienza per mezzo dei loro consigli, della loro disponibilità e della loro simpatia.“
Non è solo il teatro, questa esperienza di Nicol, si ricollega alle sue più grandi passioni: la scrittura e la musica classica; infatti il connubio di questi due fattori hanno fatto sì, che Nicol si trovasse lì, nei panni di Isoletta.
“La scrittura era un passatempo ancor prima di questa esperienza. Le due cose sono legate probabilmente dalla mia inclinazione ad analizzare vari argomenti, in genere, e in questo caso particolare indagare la personalità dei personaggi, la loro psiche, le loro motivazioni non apparenti, scavare nei loro labirinti e fare emergere l’umanità, sarebbe il leitmotiv. Quando ho tempo da dedicargli tra lo studio e quando mi sento ispirata, scrivo, ma se dovessi dare il primato a qualche arte sarebbe la musica, in particolare la musica d’arte e il melodramma. Purtroppo non la pratico ma chissà, nel futuro. Per adesso inizio dalla teoria.” Continua puoi la studentessa, ringraziando la prof.ssa De Luca del corso di Storia della Musica, “è stata (ed è) la mia guida a tale scoperta e perseguimento. Una docente appassionata, competente, affabile, una persona rara.“
Nicol ci racconta anche della sua battaglia, per valorizzare quel posto che tanto ama: il Teatro Massimo Bellini. “È un bene da preservare, riempiendo le sue poltrone con persone fresche che amano sentirsi coinvolgere dalla musica. Ma per far ciò bisogna che la mente si apra e si sleghi da preconcetti. La musica d’arte, i melodrammi, non sono roba vecchia. Con la creazione musicale ogni compositore comunica idee, germoglia riflessioni, descrive situazioni, accende sentimenti che sono sia di comune sentire sia di un sentire soggettivo tanto del compositore quanto di ogni individuo ascoltatore/musicista“.
Conclude la studentessa: “Riempiamo i teatri, ascoltiamo la musica d’arte, elaboriamo nuovi concetti. Non commettiamo l’errore di estraniarci e provare indifferenza verso l’arte solo perché il contesto storico in cui viviamo sembra remarle contro o perché nessuno ci ha mai insegnato davvero come guardare, ascoltare, sentire, capire, concettualizzare l’arte, indottrinando le nostre giovani menti con frasi prefabbricate che di come essere rapiti da un’arte sanno ben poco. La cultura, l’arte è la miglior fonte da cui potremmo mai alimentarci.“
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