“Are you lost in the world like me?” è il titolo della canzone dei Moby & the void pacific choir per cui è stato realizzato un interessante video in stile cartone animato che denuncia la dipendenza da smartphone.
L’autore del video-cartone animato Steve Cutts è un famoso disegnatore ed illustratore che ha realizzato parecchi personaggi famosi come Jessica Rabbit e Garfield. Per la realizzazione di questo video, però, l’illustratore, sensibile ai problemi della società moderna sui quali ha già realizzato delle illustrazioni satiriche, ha scelto di adottare i disegni di un altro illustratore celebre al grande pubblico per i disegni di Braccio di ferro e Betty boop, Max Fleischer.
Il video musicale, che si presenta come un vero e proprio cortometraggio, mostra la triste realtà odierna, dove ognuno di noi è costantemente incollato allo schermo del proprio smartphone e dove la realtà è sostituita in tutto e per tutto dalla virtualità. Il protagonista è un bambino che si sente “lost” , perso, e non si riconosce in questo sistema dove tutti gli altri, uomini, donne, anziani e bambini, nessuno escluso, si comportano come degli zombie, esistono ma non vivono davvero.
L’epilogo del video fornisce un’immagine amara, che forse ha lo scopo di svegliare le coscienze di noi osservatori che, ci riconosciamo in qualche modo i quei personaggi schiavi degli smartphone e della tecnologia.Sembra suggerirci proprio di svegliarci, di aprire gli occhi da questa cecità in cui ci ha condotto la tecnologia, ed apprezzare le cose concrete della vita vera, come il sole e le relazioni con gli altri, insomma le cose che ci rendono umani.Prima che sia troppo tardi, prima che tutti possiamo precipitare e finire in fondo al burrone con il quale termina il video.
La denuncia di un video che riproduce tanto efficacemente la realtà odierna è rivolta alla dipendenza da smartphone, che è soltanto la conseguenza della paura incontrollata di rimanere sconnessi dal contatto con il cellulare.Questa particolare e per certi versi bizzarra paura è oggi definita col nome di nomofobia.Il termine è l’abbreviazione dell’espressione inglese “no-mobile-phone-phobia”, ed è stato coniato durante una ricerca commissionata dall’Azienda Postale Britannica all’istituto di ricerca YouGov per valutare l’entità dell’ansia vissuta dagli utenti di telefonia mobile.
Come attestano le indagini e i sondaggi in merito, questo disturbo, legato all’assenza del contatto con il cellulare nelle nostre vite, è in costante crescita.Lo studio ha rilevato che quasi il 53 % degli utenti che usano il cellulare in Gran Bretagna tendono a mostrare uno stato ansioso quando “perdono il loro cellulare, esauriscono la batteria o il credito residuo o non hanno copertura di rete”. I dati sembrano indicare maggiore dipendenza nei soggetti giovani e negli studenti.Inoltre è stato rilevato che circa il 58 % degli uomini e il 48 %delle donne soffrono di questa fobia, e che un altro 9 % è stressato quando il cellulare è fuori uso.
Anche se non in maniera patologica, il problema della dipendenza da smartphone e la paura di rimanere sconnessi coinvolge tutti. Il consiglio degli esperti è di prendersi delle brevi “pause forzate” dall’utilizzo di questi apparecchi tecnologici per scongiurare la nascita della patologia vera e propria, e dove non basta, rimanere disconnessi a lungo da tutti questi social network e dal nostro smartphone, come hanno fatto alcune star americane. In un primo momento, certamente ci apparirà complicato, ma dopo ci sentiremo sollevati e liberati.
Sta ad ognuno di noi la scelta se decidere di esser parte di questo sistema, con tutti i rischi che esso comporta di trasformarci in degli automi, sempre più incapaci di vivere la vita vera, oppure prenderne le debite distanze, senza ovviamente le estremizzazioni del caso, e comportarci da esseri umani, capaci di provare emozioni vere e liberi per l’uso che facciamo della nostra ragione e intelligenza.
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