A Catania ogni semaforo ha i suoi peculiari scenari: il lavavetri che tenta disperatamente di arrampicarsi sul parabrezza di ogni macchina, chi ti venderebbe l’impossibile e l’improponibile, la chiusura centralizzata che facciamo scattare d’improvviso, clacson assordanti che intonano sinfonie all’unisono (questa è una costante, non una peculiarità!) e poi…
Poi c’è una peculiarità che a Studenti&Fornelli non poteva passare inosservata. Mi trovavo ferma al rosso del semaforo tra via Caronda e via Monserrato e dalla fessura del finestrino, tempo due minuti, avevo la cucina del kebabbaro all’angolo dentro l’abitacolo! Certo, l’odore di cipolla non è proprio il massimo ma, ammettiamolo, chi non ha mai ceduto al kebab nelle sere e ore più disparate?
Se siete stati almeno una volta curiosi saprete di certo quanto goloso e ipercalorico possa essere il nostro amato cono ripieno. Diffusosi da più di 50 anni in Europa, la sua madrepatria è la Turchia, tuttavia assume varie forme e sapori anche in altri paesi orientali; in Iran per esempio il kebab viene cotto infilzando la carne speziata su delle vere e proprie spade.
Qui in Italia abbiamo due opzioni: il kebab industriale e quello artigianale, ma come distinguerli? Il kebab industriale ha l’aspetto di un monoblocco di carne e viene essenzialmente scongelato (perché il più delle volte è importato da altri paesi europei) e messo a cuocere su uno spiedo che lo fa ruotare; per discernere un kebab artigianale dobbiamo poter distinguere le fette di carne impilate le une sulle altre sullo spiedo. Il vantaggio di mangiare un kebab artigianale è senza dubbio quello di scongiurare il rischio di ingurgitare più chimica che carne, perché il nostro amato kebab industriale è insaporito dai cosiddetti “esaltatori di sapidità”, delle sostanze che aumentano l’appetibilità di cibi che, di base, sarebbero scadenti e che fanno tutto fuorchè bene!
Il kebab può essere accompagnato da diversi ingredienti come cipolla cruda, peperoni, insalata, pomodori e salsine più o meno piccanti. C’è poi chi è del team “più patatine”, chi lo vuole medio e chi grande, chi da mangiar subito e chi a domicilio, fatto sta che non si può rinunciare a provarlo almeno una volta, ma che non diventi un’abitudine, non è il rostbeef che mamma ha acquistato dal macellaio di fiducia.
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