ELEZIONI UNICT – Uno studente ai suoi colleghi: “Mi vergogno, siamo il ritratto dei politici”

Aumentano di giorno in giorno le polemiche per le elezioni dell’Università di Catania. Uno studente, che ha affrontato per la prima volta l’esperienza delle votazioni, ha deciso di scrivere una lettera aperta a tutti i suoi colleghi. 

 

“Cari colleghi e studenti tutti dell’ Università di Catania,

Mi chiamo Eugenio Cuccia e sono uno studente di Medicina al II anno. In questi giorni, ho vissuto la mia prima esperienza elettorale all’interno del mondo universitario e ci tenevo a proporvi la mia opinione in merito.

Sono rimasto molto deluso dallo spettacolo a cui ho assistito: una propaganda elettorale esagerata (anche mediatica, attraverso giornali e tv) e ampiamente sopra le righe, durante la quale si contano molti più caffè offerti e omaggi ai festini che proposte per risolvere i veri problemi dell’ Ateneo: parcheggi sempre più costosi nonostante la crisi dei mezzi pubblici cittadini, aule e spazi fatiscenti e tante altre difficoltà circoscritte alle realtà delle singole Facoltà. Molti dei concorrenti alle diverse cariche potrebbero anche ribattere dicendo che i programmi delle diverse liste sono facilmente consultabili tramite le pagine Facebook delle stesse: ne sono consapevole ma vi posso garantire che non avete fatto abbastanza per promuoverli adeguatamente e non sono stati per niente protagonisti della vostra campagna.

Mi sono reso conto di come il mondo di noi giovani universitari sia un ritratto fedele di quello degli “adulti” che governano il nostro Paese: una realtà dove un favore conta molto più che una proposta e dove ogni cosa, voti compresi, può essere comprata.

Anche l’organizzazione delle elezioni è stata veramente fallimentare. Ho atteso più di un’ora e mezzo di fronte al seggio per entrare in cabina e tutto ciò accadeva nel più totale caos: non si sono organizzate delle file per entrare nelle diverse aule dove avevano luogo le votazioni e, all’interno delle cabine, era normale trovare cumuli di “santini elettorali”. Ciò che rendeva tutto ancora più vergognoso e confusionario, erano i candidati e i loro sostenitori che, come degli avvoltoi, pur di strappare una preferenza agli indecisi, si rivolgevano a chiunque (anche in maniera molto maleducata) come se il voto gli fosse dovuto, quasi elemosinandolo. A questo proposito, sarebbe giusto che l’Università proponesse delle regole precise per la propaganda (nel regolamento elettorale di Ateneo, l’unico riferimento è decisamente vago e si trova all’articolo 27bis) considerando anche un periodo di “silenzio elettorale” nei giorni immediatamente precedenti alla data delle elezioni e durante lo svolgimento delle attività di voto: ciò che si è visto di fronte ai seggi in questi due giorni è stato offensivo e disonorevole.

Sarebbe sbagliato fare di tutta l’erba un fascio perché tanti altri candidati non hanno avuto questo atteggiamento ma, analizzando la situazione nella sua totalità, risultano essere la minoranza.

Ho deciso di scrivere questa lettera perché, in questo frangente, mi sono vergognato di essere uno studente e, proprio perché il mio è un pensiero personale (forse condiviso), non ho paura di firmarmi nonostante le critiche che subirò (probabilmente anche da colleghi del mio stesso polo). Credo fortemente che noi giovani dovremmo tentare di cambiare gli equilibri che regolano il mondo che un giorno sarà nelle nostre mani e gli ambienti giusti dove cominciare questa metamorfosi sono proprio le Scuole e le Università: luoghi dove mettiamo le basi della nostra vita e costruiamo, con fatica, il nostro futuro”.

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