“Chi esce riesce”: così recita un famoso detto nostrano, ovviamente riadattato in italiano per l’occasione. Ed in quanto a saggezza, c’è proprio da dire che i nostri antichi proverbi non tradiscono mai. Di questi tempi, poi, queste parole profetiche, oltre ad essere sagge, pare che siano anche inevitabili.
Lo sa bene Goffredo Arena, medico catanese 42enne, protagonista di un’ennesima storia di successo tutto italiano, e, in questo caso, tutto siciliano. Il dottor Arena, infatti, esercita la sua professione con passione e dedizione, ma, come da prassi, lo fa all’estero. Stimato chirurgo e docente all’Università McGill di Montreal, in Canada, il dottor Arena è noto a livello internazionale per aver contribuito alla diffusione delle tecniche laparoscopiche non soltanto nello stesso Canada, ma anche in Trinidad e Tobago, Barbados e Kuwait.
Il suo impegno non si limita, però, soltanto all’addestramento dei giovani specializzandi; lo scienziato è anche a capo di un laboratorio di ricerca oncologica, sempre all’Università McGill, e da anni effettua ricerche sulla genometastasi e sulla relazione tra tumori, cellule staminali e riprogrammazione genetica.
Ed è proprio il campo oncologico quello in cui il chirurgo siciliano ha ottenuto il suo più grande successo. Un successo chiamato MATERD, un acronimo che sta per Metastatic And Transforming Elements Released Discovery platform, ossia uno screening in grado di identificare la presenza di un tumore molto prima di quanto non facciano i marcatori tumorali attualmente in uso. Una scoperta sicuramente di enorme portata, nata grazie ad un sostanzioso contributo di 800mila euro ricevuto dall’imprenditore italo-canadese Giuseppe Monticciolo, figlio, come anche il chirurgo catanese, di una donna portata via dal cancro; una somma di denaro non indifferente, che ha permesso di verificare un’intuizione particolarmente fortunata dello stesso Arena.
La teoria tradizionale dei tumori si basa, infatti, sull’ipotesi secondo cui le metastasi si formino attraverso cellule tumorali migranti. L’ipotesi formulata dallo scienziato siciliano è, invece, che a migrare, anzichè le cellule, siano specifici fattori prodotti dal tumore, capaci di trasformare le cellule bersaglio di altri organi. Per verificare la sua supposizione, Arena, insieme alla sua equipe, ha indotto una mutazione che bloccasse l’espressione di un gene oncosoppressore (quindi in grado di proteggere la cellula dall’insorgenza di tumori) in alcuni fibroblasti. Successivamente, è bastato esporre i fibroblasti al siero di pazienti affetti da tumore di colon e pancreas, per accorgersi che essi si trasformavano in quegli stessi tumori.
Il senso ultimo di questo procedimento, magari non chiarissimo a chi non è del mestiere, ci viene spiegato in soldoni proprio dal dottor Arena: “E’ come se il tumore a distanza influenzi una cellula sana trasferendo le sue caratteristiche neoplastiche”. Ma non è stato solo questo a portare alla nascita di MATERD.
La ricerca, infatti, non si è fermata, e sono state effettuate ulteriori prove. Grazie ad esse, gli scienziati si sono accorti che anche i fibroblasti esposti al siero di pazienti sani si trasformano in cellule tumorali. E’ stata questa evidenza a suggerire ad Arena che pazienti ritenuti sani potessero, in realtà, non esserlo del tutto. Ed infatti, quei pazienti, tenuti sotto osservazione, si sono poi rivelati affetti da tumori ad uno stadio molto precoce, tanto da non essere diagnosticabili con i markers tradizionali.
Questo intenso lavoro di prove, verifiche e deduzioni si è, infine, concretizzato in MATERD, uno screening oncologico effettuabile con un semplice prelievo di sangue, che, come disposto dal dottor Arena nel brevetto, avrà un costo molto basso, equivalente ad un pacchetto di sigarette, così da essere accessibile a chiunque.
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