Prendersi un anno sabbatico prima dell’università è utile?

La figlia maggiore del presidente degli stati uniti Barack Obama, ha di recente dichiarato che terminate le scuole superiori, andrà ad Harvard, una delle più rinomate università statunitensi, sita a Cambridge, in Massachusetts. Prima però si prenderà un “gap year”, ovvero un anno sabbatico. Il fenomeno affonda le sue radici in quelli che nell’Ottocento si chiamavano Grand Tour : viaggi di un anno fatti dai giovani rampolli aristocratici per visitare le più belle città d’Europa. Attualmente l’idea dell’anno sabbatico, ampiamente diffusa in Europa, ha avuto grande risonanza anche negli Stati Uniti, dove università come la stessa Harvard spingono gli studenti a farlo.

Ancora ignoto è quello che Malia Obama vuole fare nel corso del suo anno sabbatico. In genere le scelte che vanno per la maggiore sono viaggiare, lavorare o entrambe le cose. Molti approfittano dell’anno sabbatico per andare all’estero e imparare una lingua. In qualche modo dunque per prendere un anno sabbatico bisogna di base “poterselo permettere”. Infatti è un po’ improprio parlare di “gap year”, nel caso di studenti che non iniziano l’università subito, come scelta dettata dal bisogno di lavorare per mettere da parte qualcosa con cui mantenersi durante gli studi successivi. L’effetto che si ottiene però è il medesimo: l’aver procrastinato di un anno lo studio.

Sulla rivista scientifica Developmental Psychology è stato pubblicata una ricerca sugli studenti che scelgono di fare anno sabbatico. Lo studio è stato condotto da un team di ricercatori guidati da Katariina Salmela-Aro dell’università di Jyväskylä, in Finlandia. Intervistando più di 2.500 studenti australiani e finlandesi, è emerso che in termine di risultati non c’è una grandissima differenza tra chi ha iniziato immediatamente l’università e chi no. La Samela-Aro ha spiegato che infatti chi si prende un solo anno sabbatico, recupera presto concentrazione, ritmo ed energie da spendere nello studio. Chi invece prosegue con l’università subito dopo le superiori, è agevolato dal fatto che non perde il ritmo, riesce a mettersi speditamente  in carreggiata e a perseguire gli obiettivi con più motivazione. L’unica pecca quella di essere sobbarcati da un maggiore quantitativo di stress. Le cose si complicano per chi prende più di un anno sabbatico: in questi casi è molto più difficile riprendere il ritmo e si è molto più inclini a mollare prima di aver completato gli studi. Secondo il New York Times, le differenze tra chi prende un anno sabbatico e chi non lo fa sono davvero molto sottili: ciò che sembra sicuro è che un anno di stop non porta a rendere meno, ma in alcune circostanze può portare rendere meglio.

Jeffrey Selingo, autore del libro “There Is Life After College”, sostiene che gli studenti dopo un gap year  “tornano più maturi e prendono più seriamente gli studi, e hanno più sicurezze su cosa vogliono fare”. Secondo Selingo un anno sabbatico permette di fare esperienza, accrescere il curriculum ed evitare di commettere errori in scelte importanti come il percorso di studi. Riguardo la decisione di Malia Obama, Jean Hannah Edelstein ha dichiarato sul Guardian  “spero che l’anno sabbatico prima del college di Malia Obama non ispiri una moda”, essendo secondo la scrittrice  una scelta che potrebbe essere molto dispendiosa per le famiglia che non possono permetterselo e le aziende nell’assumere non dovrebbero considerare, ad esempio, esperienze di volontariato fatte a pagamento.

Simona Lorenzano

Cresciuta ad Agrigento, terra in cui ha respirato la grecità a pieni polmoni, consegue la maturità presso il Liceo Classico Empedocle. La passione per la salute e il benessere la spingono a laurearsi in Infermieristica a Catania. Scrive su Live UniCT sin dal primo anno di università e continua a coltivare il suo amore per la scrittura, la musica e le discipline umanistiche. Per citare Plinio il Vecchio: “Non lasciar passare neanche un giorno senza scrivere una riga”.

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