Al Dipartimento di Scienze umanistiche gli studenti discutono sulle condizioni in cui avviene la proclamazione dei laureati. “L’indignazione lascia il posto alla rassegnazione, le sedute di laurea ai Benedettini sono metafora dell’Ateneo catanese”, scrive una studentessa sui social.
Si è da poco conclusa l’ultima sessione di laurea di marzo, sono tanti gli studenti che hanno potuto indossare l’agognata corona d’alloro, forse troppi in pochi giorni. Dopo la querelle sui fotografi, i ragazzi hanno messo in discussione le modalità delle sedute di laurea al Monastero dei Benedettini, denunciando la disorganizzazione del Dipartimento.
“Il problema – ci spiega Grazia, studentessa del Disum – si è verificato al momento della proclamazione. In aula Santo Mazzarino, c’erano gruppi di circa 10 persone che venivano proclamate. Per ogni turno, la folla dei parenti e amici era costretta a sgomitare sulla porta. E in questo caso proclamavano i ragazzi con un microfono mal funzionante. Ovviamente parenti, anziani e bambini erano lì da circa 4-5 ore, erano stremati. Facciamo una figura terribile come Ateneo”.
Le lamentele dei ragazzi riguardano anche le condizioni delle toghe indossate durante la proclamazione: “Mi sono laureato e – scrive uno studente sui social – d’accordo, hanno voluto eliminare il tocco, bene, arrivederci al tocco. Ma ho dovuto indossare io, insieme ai miei colleghi, delle toghe che puzzavano e tutte le toghe, e sottolineo tutte, erano mancanti di almeno 2 bottoni, alcune presentavano degli orli bianchi mezzi cadenti”.
Si è accesa la polemica sulle modalità delle nuove sedute di laurea. Dal 2014, lo studente deve sostenere la prova finale, accompagnato da pochi parenti, sempre davanti ad una Commissione, che deve valutare il lavoro svolto. Quando gli studenti di quel gruppo hanno terminato di discutere la tesi, avviene la proclamazione. Con il sistema precedente, invece, gli studenti sempre in divisi in gruppi dovevano discutere la tesi davanti a centinaia di persone e, dopo pochi minuti, venivano proclamati. E alcuni dei ragazzi vorrebbero tornare al vecchio sistema per evitare ore di attesa tra la prova finale e la proclamazione, ma non tutti sono della stessa idea.
“Con il nuovo sistema – ci racconta Federico, studente del Disum – è possibile discutere la propria tesi senza dover sentire urla, pianti e chiacchiere; le commissioni sono organizzate secondo criteri precisi e non in base alla disponibilità dei docenti; ma anche la durata delle lauree è una cosa che, secondo me, tutti danno per scontato. Le lauree non durano più due/tre settimane come avveniva prima e questo evita un sacco di disagi”.
“Il problema fondamentale – continua lo studente – è stato calcolare male le tempistiche ed i numeri. Sostanzialmente non c’è stato nulla di differente da novembre. L’unica differenza è stata nel numero spropositato di studenti che si sono laureati in 3 giorni, anziché nei consueti 5. La mattina del 30, in un’ora, sono stati proclamati 46 laureandi. Se si aggiunge che, per ogni proclamazione, c’erano più di 300 persone è ovvio che c’è stato il caos. Penso che il problema sia stato più legato all’aula Santo Mazzarino, piuttosto che all’Auditorium De Carlo”.
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