È arrivata in questi giorni la risposta definitiva: il Tar del Lazio ha sciolto la riserva sui ‘ricorrenti’, che adesso potranno regolarmente proseguire gli studi. Senza dubbio, la decisione del Tribunale ha assestato un bel colpo al sistema del numero chiuso e ha fatto tirare un sospiro di sollievo ai ragazzi che avevano presentato ricorso.
“Tutti noi studenti ci sentiamo più liberi – spiega Daniele, uno degli studenti ammessi in soprannumero all’Università di Catania – il fardello che incombeva su di noi non c’è più, possiamo continuare a studiare sereni, sostenendo gli esami che ci aspettano e condividendo con i nostri colleghi questo percorso di studi”.
L’ammissione definitiva senza riserva significa la realizzazione di un sogno per circa 9 mila ragazzi e, soprattutto, è una risposta certa a tanti interrogativi.
“Sul piano burocratico, adesso – continua Daniele – siamo studenti di medicina a tutti gli effetti, l’ iscrizione con riserva, in sintesi, poneva tutti noi studenti ‘ricorsisti’ (abbiamo preso questo nome,anche se in realtà il termine corretto sarebbe ricorrenti) in un equilibrio instabile, c’è stata, infatti, per un anno e mezzo la possibilità che i nostri studi fossero ritenuti vani (nonostante avessimo seguito le lezioni e superato tutte le materie), poiché una sentenza negativa avrebbe significato, per noi, un’uscita di scena davvero spiacevole”.
Ma non è sempre stato tutto facile. Nelle aule di Medicina c’era tensione, inizialmente i ricorrenti non erano stati accolti favorevolmente, alcuni dei loro colleghi avevano tentato un contro-ricorso, mentre alcuni tra i docenti si erano dimostrati, secondo le testimonianze, abbastanza arroganti. Adesso, la situazione sembrerebbe essere cambiata.
“In principio, non conoscendoci, si avvertiva un po’ di resistenza nello stringere amicizia reciproca tra ‘testisti’ e ‘ricorsisti’, ma, dopo qualche settimana, l’aiuto è stato reciproco, tutti noi, infatti, eravamo d’accordo su una cosa, chi avesse voluto studiare l’avrebbe fatto, “ricorsista” o meno,e si sarebbe guadagnato sul campo quell’accesso che, inizialmente, gli era stato negato. La medicina è la scienza che, per antonomasia, prevede l’aiuto dell’altro, di chi ne ha bisogno, posso dire, quindi, con serenità, che tutti ci siamo aiutati vicendevolmente. Per quanto riguarda i professori c’è stato un atteggiamento equo, nessuno era privilegiato o meno, seduti su quella sedia non eravamo ‘ricorsisti’ o ‘testisti’, ma, semplicemente, studenti”.
Eppure, c’è ancora qualcuno che oppone resistenza. Gli ammessi regolarmente in Medicina ritengono che l’iscrizione in soprannumero dei colleghi non permetta di svolgere regolarmente le lezioni e i laboratori.
“Chiaramente – conclude lo studente – una facoltà che, da qualche anno a questa parte, occupa le sue aule con un numero prestabilito di studenti non è abituata a cambiare repentinamente l’assetto delle aule stesse. Devo ammettere, però, che, grazie all’utilizzo di aule più capienti tutti noi abbiamo potuto assistere alle lezioni dei professori, le aule sono fornite di proiettori e di microfoni, per permettere a tutti di usufruire delle spiegazioni dei docenti in maniera ottimale. Per quanto riguarda i laboratori la stabilizzazione di ‘turni’ permetterebbe a tutti noi una fruizione ottimale, senza incidere sulla qualità, che, quindi, non verrebbe minimamente intaccata. Secondo un mio parere un numero più alto di studenti provvede ad aumentare lo scambio culturale, che, , non scredita il livello di formazione, ma, al contrario, lo arricchisce, poiché il problema posto da un singolo studente diventa problema di tutti ed è palese che, un parere altrui arricchisca la propria cultura, facendo sì che questo diventi patrimonio della collettività”.
Due anni fa nessuno avrebbe scommesso su un ricorso per l’accesso in Medicina. Oggi gli atenei italiani dovrebbero iniziare ad adattarsi: nel 2014/15 sono stati ammessi complessivamente ben 19 mila studenti, adesso che i ricorsi sono più frequenti potrebbero esserne ammessi tanti altri ancora.
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