UNICT – Mattine letterarie ai Benedettini: “Cecità di genere”, perché solo autori maschili?

LiveUniCT si era occupato tempo fa della proposta di una ragazza, una dottoranda dell’Università di Catania, che aveva avanzato l’idea di creare le “Mattine letterarie ai Benedettini“, un’iniziativa molto interessante e con lo scopo di avvicinarsi al mondo della lettura con incontri e dibattiti.  Il DISUM ha pienamente appoggiato la proposta e, così, è stato stilato un calendario con la data degli incontri e gli autori da trattare.

Gli autori, scelti dagli studenti, che verranno trattati negli incontri sono i seguenti: Kafka, Strand, Rimbaud, Camus, Hemingway, Pirandello, Wallace e Pavese.

La prima cosa che immediatamente si nota è il fatto che tutti gli incontri hanno come protagonista autori uomini. Come mai non sono state inserite anche delle autrici donne?

L’ex Monastero dei Benedettini oggi è il luogo per eccellenza della cultura nonché sede del Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’Università di Catania. Un’università avanti che ha sottolineato l’importanza degli studi di genere con l’introduzione dell’insegnamento Gender Studies, con il Genderlab, con conferenze e mostre che hanno cercato di far aprire gli occhi sulla presenza “invisibile” delle donne nella storia della cultura. Molti si sono domandati il perché di una scelta così chiusa e maschilista. Sia chiaro, non si vuole sminuire il ruolo di grandi personaggi precedentemente citati, personalità che hanno segnato positivamente la cultura internazionale e nazionale, ma si vuole sottolineare una costante (ci sono stati altri incontri e seminari con soli autori maschili) che sembra essere una “normalità”.

A dire la sua anche la prof.ssa Stefania Arcara, docente di Gender Studies e fondatrice del Centro interdisciplinare di Studi di Genere GENUS proprio presso il Dipartimento di Scienze Umanistiche:

Anch’io sono estremamente stupita da questa “gender-blindness” (cecità di genere) a livello universitario. Auspico che in futuro si organizzino letture di autori e autrici, senza relegare le autrici in una categoria “speciale”. Basterebbe mettere in questione, anziché perpetuarli in maniera acritica, i meccanismi di formazione del canone letterario, che prevedono il soggetto maschile neutro universale, come conferma questa selezione di autori.

Anche delle studentesse hanno voluto esprimere i propri dubbi, come Veronica che afferma: “La cultura è sempre una cosa positiva, ma l’ideologia patriarcale ormai l’abbiamo nel sangue: non ce ne accorgiamo nemmeno, ma basta aprire una qualsiasi antologia letteraria per vedere quanto le donne, per quanto brave, geniali o famose, non siano considerate nei “canoni” delle scuole/università; per cui, da amante della letteratura, vorrei una parità anche in questo”.

Mentre Giuliana aggiunge: “Mi sembra un progetto “obsoleto” alla base. Invece non posso lamentarmi di insegnanti come la prof.ssa Baumann che nel suo programma ha inserito autori e autrici della trasmigrazione tedesca, quindi un punto di vista innovativo, uomini e donne che vanno di pari passo in un programma del genere. Per una volta vorrei vedere lo stesso da parte degli studenti e delle studentesse, se si parla di letteratura, smetterla di rivangare sempre i quattro più importanti, ma trovare un tema che in qualche modo riesca a coinvolgere sia autori che autrici”.

Le studentesse che hanno intrapreso la carriera universitaria sono tantissime, superiori al numero degli studenti, perché dunque non si è pensato di fare almeno una scelta più omogenea e ponderata? Una forza patriarcale che sembra sottile e invisibile e che invece si insinua ogni giorno in ognuno di noi. Non è difficile trovare un programma di studi con un numero bassissimo se non nullo di autrici femminili. Ciò non significa che non ne siano esistite, anzi. La loro potenza è stata così forte da essere volutamente spenta, cercando di dissimulare la loro esistenza.

Sarebbe opportuno notare questo dislivello di genere non piegandosi all’ovvietà, perché così è sempre stato, ma proponendo e andando contro a determinate scelte. Non ci si può assoggettare alla volontà patriarcale (della quale sono complici anche molte donne), non possiamo continuare a sentirci dire “Vuoi fare la scrittrice? Non ci sono scrittrici femmine che guadagnano, quindi pensa a un altro lavoro”. Istruiamoci alla vera storia, a una storia a tutto tondo e con tutti i protagonisti del caso, non solo i prescelti.

 

 

Serafina Adorno

Classe 1989. Dalle sabbie dorate agrigentine e dalla bianca scala dei turchi si è trasferita a Catania per intraprendere i suoi studi e iniziare a dare forma ai suoi sogni. Laureata in Lingue e letterature comparate, lavora nella comunicazione e nei Festival del cinema.

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