Le rilevazioni annuali del MIUR sono sempre ottime cartine tornasole per verificare l’andamento dei progetti universitari nel nostro paese; quest’anno le sorprese non sono poche e i dati sono in netta controtendenza con alcuni capisaldi del passato.
Per la prima volta nella storia degli atenei italiani gli immatricolati nelle facoltà scientifiche superano, anche se di poco, gli iscritti nelle aree sociali, le più colpite dalla crisi delle iscrizioni, umanistiche e sanitarie. Da decenni le matricole premiano la storia, l’arte e la letteratura del nostro paese ma, in un mondo del lavoro sempre più selettivo e votato alla globalizzazione, le lauree in materie scientifiche sono sicuramente meglio spendibili delle altre. E’ sicuramente questa la causa del cambiamento di rotta, ad eccezione del numero degli immatricolati nelle facoltà sanitarie, legate quasi totalmente ad un numero chiuso nazionale.
Ma non è questo l’unico dato particolare. In 10 anni, dall’a.a. 2004-2005 all’a.a. 2014-2015, gli immatricolati negli atenei italiani sono diminuiti del 19 per cento (circa 60mila in meno). Gli iscritti in Giurisprudenza, Economia, Scienze Politiche, Scienze della Comunicazione e Psicologia sono passati dall’essere il 41 per cento del totale all’attuale 34.
Specularmente le facoltà tecniche sono passate dal 27 per cento al 34 per cento, riuscendo a colmare lo storico gap tra i rami del sapere. L’unica facoltà tecnica che registra un ribasso delle matricole è Architettura.
Ma se evidentemente sono sempre di più i ragazzi che decidono di non intraprendere nessun percorso accademico, questa diminuzione non è certo stata uniforme su tutto il territorio nazionale; la crisi non ha solo modificato il mercato del lavoro in accesso ma anche lo status patrimoniale dei nuclei familiari, colpendo maggiormente il Sud. Per la prima volta in assoluto le matricole del Nord superano quelle Sud, storicamente più ricco di laureati che vedevano nella laurea un ascensore sociale.
Sono sopratutto i diplomati con titolo tecnico-professionale a non proseguire gli studi o ad abbandonarli prima della laurea, forse perché facilitati nella ricerca di un lavoro.
Dato particolare è che le ragazze immatricolate superano di ben il 10 per cento i colleghi maschi.
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