Rialzo che però non si ravvisa nella narrativa tradizionale, infatti, secondo i dati Nielsen, i libri più venduti nel 2015 sarebbero innanzitutto i graphic novels (romanzo grafico) e il settore del fumetto, il fenomeno in voga dei colouring books (album antistress da colorare per adulti), la narrativa per bambini e ragazzi e infine i manuali per vegani e vegetariani. Una discesa significativa registra la narrativa italiana e straniera e ancor di più la saggistica professionale; dunque mutano significativamente le richieste e i gusti del pubblico di lettori italiani. Altro dato essenziale riportato da Nielsen è che la crescita del settore piccolo editoriale si lega più al mondo digitale (librerie online ed e-book) e meno a quello cartaceo: quindi i nuovi piccoli editori sembrano scegliere la strategia di promozione del “prodotto-lettura” su canali di vendita on-line e l’apertura ai social network. Un cambiamento epocale che investe il tradizionale strumento di lettura legato al suo supporto fisico (il libro appunto) e costringe a ripensarlo come una somma di dati virtuali circolanti su più supporti elettronici.
A questo punto nascerebbe spontanea una domanda: il libro cartaceo può convivere con il digitale o è destinato a soccombere? Probabilmente si tratta proprio di rivederne la nozione tradizionale e sfruttare al meglio le possibilità delle nuove tecnologie per rilanciare e arricchire l’esperienza della lettura in un mondo dove si legge sempre meno. E anche qua un altro dubbio: si legge meno in generale o solo su carta? Gli studi Censis sui cambiamenti del tempo nella dieta mediatica segnalano che il tempo dedicato alla lettura non è tanto diminuito quanto “rubato” dai media digitali, nel senso che i più leggono on-line sui social network, sugli e-book, sui siti d’informazione: dunque di fronte al cambiamento, gli editori del nuovo millennio devono adattarsi alla società digitalizzata.
Un bene o un male per la cultura? Senza dare giudizi affrettati, si può riconoscere che se la società tende ad evolversi, anche gli strumenti di comunicazione e diffusione culturale devono progredire e svilupparsi a salvaguardia della loro stessa sopravvivenza, per cui ci si potrebbe abituare a pensare al “libro del futuro” come qualcosa di integrato e non totalmente contrapposto alle tecnologie digitali.
Roberta Costanzo
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