Orange Fiber: una start up tutta femminile e siciliana. Intervista alle fondatrici

Occuparsi di start up è sempre un piacere: sapere che non ci si arrende ad un momento storico non proprio facile, fa sì che le cose siano un po’ più semplici da affrontare e la negatività generale più leggera da sopportare. Se poi la start up è un’azienda tutta femminile la mia gioia triplica.

Oggi Vi faccio conoscere Orange Fiber, un’azienda che ha realizzato qualcosa di incedibile: sviluppa filati innovativi e vitaminici dagli agrumi. Claim dell’azienza è quello di creare un tessuto sostenibile e cosmetico che risponda all’esigenza di innovazione dei brand di moda. Per farlo, riutilizza le oltre 700.000 tonnellate di sottoprodotto che l’industria di trasformazione agrumicola italiana produce annualmente.
Il tutto, guidato da due grandi donne: Adriana Santanocito e Enrica Arena.

  • La vostra startup sviluppa filati innovativi e vitaminici dagli agrumi. Come nasce questa idea?

1 milione di tonnellate di sottoprodotto agrumicolo da smaltire e un’industria della moda da rivoluzionare in chiave sostenibile. É da qui che nasce Orange Fiber, il primo tessuto sostenibile dagli agrumi.
Era il 2011 e Adriana Santanocito, ideatrice e co-founder del progetto, stava ultimando i suoi studi in Design e nuovi materiali all’AFOL Moda di Milano, quando venne a conoscenza del problema dello smaltimento degli scarti agrumicoli. Fu allora che, spinta dal desiderio di generare valore per il proprio territorio e dal sogno di innovare il settore manifatturiero italiano, ebbe l’idea di utilizzare gli agrumi per produrre tessuti per la moda.
Dalla teoria, esposta nella sua tesi di laurea, riuscì ben presto ad arrivare alla pratica e, dopo aver provato, la fattibilità del processo con il laboratorio di Chimica dei Materiali del Politecnico di Milano, deposita il brevetto italiano, esteso poi in PCT internazionale nel 2014.
Adriana mi ha coinvolto sin da subito nel progetto, prima per seguire gli aspetti legati alla comunicazione e alle pubbliche relazioni, poi nel tempo abbiamo consolidato la nostra collaborazione e il 5 febbraio 2014 abbiamo costituito insieme la Orange Fiber srl.

  • Due donne a capo di un’azienda innovativa. Come ci si sente? Com’è cambiata la vostra vita?

Ci sentiamo molto soddisfatte e orgogliose per essere riuscite a trasformare il nostro sogno in realtà.
Orange Fiber ci ha cambiato la vita abituandoci a ritmi di lavoro forsennati e ad affrontare sfide quotidiane imprevedibili. Crediamo nel nostro progetto e l’entusiasmo che ad ogni presentazione scorgiamo negli occhi di chi ci ascolta è la conferma che la strada che abbiamo scelto è quella giusta per noi.
Essere due donne giovani, affiatate e complementari di certo ci ha aiutate molto ed è stato altrettanto fondamentale per il successo del progetto aver incontrato sul nostro percorso degli uomini con le competenze e alcune esperienze professionali che a noi mancano. Il nostro è un team di lavoro misto e siamo convinte che sia proprio la collaborazione tra chi ha esperienze e sensibilità diverse a fare la differenza.

  • Come avete avviato il vostro progetto? Chi ha creduto in voi?

Il nostro progetto ha sempre riscosso entusiasmo e siamo riuscite ad ottenere supporto da quello che è definito “l’ecosistema delle start Up” e più in generale dalla rete di persone che si sono avvicinate al progetto e hanno scommesso con noi sul suo sviluppo.
Quando muovevamo i primi passi, la spinta ad andare avanti e migliorarsi più grande l’abbiamo ricevuta dalla vittoria di alcuni premi per Start Up, come la StartCup Milano Lombardia, MedKed della Provincia di Milano e la Global Social Venture Competition. Oltre al riconoscimento, questi premi prevedevano un percorso di accompagnamento da parte di professionisti per la scrittura del Business Plan e per la trasformazione dell’idea in un piano d’impresa vero e proprio.
A seguire, con veri e propri percorsi di incubazione come Changemakers for Expo di Telecom Italia, Avanzi – Make a Cube ed Expo2015, la menzione speciale di Tim #WCAP nell’acceleratore di Catania e il Bando Alimenta2Talent del Comune di Milano e del Parco Tecnologico Padano, ci siamo dedicate full time al progetto e al suo sviluppo.
Grazie al programma di Confindustria AdottUp siamo entrate in contatto con le maggiori aziende tessili del territorio e grazie allo StartLab di Unicredit siamo entrate in contatto con il sistema bancario e abbiamo beneficiato del supporto di giornate di formazione dedicata, con tutor e mentor. Dopo tanti sforzi, grazie alla vittoria del bando Seed Money di Trentino Sviluppo e Smart&Start di Invitalia, abbiamo avuto accesso ai finanziamenti necessari per lo sviluppo del progetto, che abbiamo affrontato anche con il sostegno dei nostri Business Angel privati che hanno investito sull’idea.
Con i primi investimenti, abbiamo prodotto i primi prototipi di filato, grazie alle partnership strette con le aziende della nostra filiera, dai trasformatori di agrumi siciliani ad un’azienda di filatura in Spagna, per finire con alcune aziende comasche leader nella tessitura.
In tutti questi processi sono stati cruciali i nostri collaboratori, che ci accompagnano dall’inizio del progetto per lo scale-up industriale di processo, l’ingegneria tessile e la gestione aziendale. In ultimo, abbiamo deciso di ricorrere al debito bancario grazie al rapporto consolidato con Unicredit e alle possibilità concesse per Start Up innovative connesse al Fondo di Garanzia.

Come mai avete deciso di avere una sede a Catania e una in Trentino?

La sede legale a Catania, nostra città d’origine, ci permette di seguire direttamente e da vicino tutte le fasi del processo di produzione industriale, che nel nostro caso deve avvenire quanto più vicino possibile alla materia prima, e di mantenere i rapporti con la nostre rispettive famiglie. A Rovereto, in Trentino, invece siamo insediate all’interno di “Progetto Manifattura”, l’hub tematico di Trentino Sviluppo dedicato all’innovazione sostenibile, l’ecosistema ideale per sviluppare progetti green e approfondire la ricerca sui nuovi materiali.

Personalmente, non vedo l’ora di acquistare almeno un capo prodotto con i loro tessuti.

Anna Fuoti

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Anna Fuoti

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