Il cinema, visto come momento di evasione dalla quotidianità, ma anche e soprattutto come opportunità di migliorare se stessi, conoscersi ancora di più e migliorare il proprio stato di salute: il progetto Medicinema evidenzia proprio quest’ultimo aspetto, il potere terapeutico del cinema per chi è ricoverato in ospedale.
Per prima Londra, l’ospedale St. Thomas, introdusse l’utilizzo del cinema a scopo terapeutico, pratica poi estesa nel resto del Regno Unito. Nel 2013 nasce anche in Italia, attraverso il progetto Medicinema, sostenuto dal Ministero della Salute, Rai cinema e Walt Disney, che hanno messo a disposizione i film da proiettare.
Tra gli ospedali che, finora, hanno aderito al progetto vi sono il Policlino Gemelli di Roma, l’Humanitas di Rozzano e lo Spazio Vita del Niguarda di Milano.
Lo spot “Il Film come Terapia” è stato diretto dal noto regista Giuseppe Tornatore, con le musiche di Claudio Baglioni.
Dallo spot è evidente una umanizzazione della malattia, la volontà di andare al di là delle normali cure terapeutiche e di avvicinare il malato,che spesso resta all’interno delle strutture ospedaliere per lunghi periodi, a quella quotidianità che non riesce più a vivere. Il cinema come dispensatore di emozioni e di benessere, come cura per l’anima e per il corpo e come momento di condivisione del proprio malessere con altri ammalati. Superare la malattia e il dolore, anche solo per qualche ora, diventa essenziale.
Il Policlinico Gemelli di Roma inaugurerà il primo spazio, nel mese di febbraio: l’ex aula di anatomia della facoltà di Medicina sarà riadattata a “sala di cinematerapia“: uno spazio di 450 metri quadri su due piani, dove potranno essere accolti anche i pazienti che non sono in grado di camminare.
Le opinioni di alcuni pazienti e le loro considerazioni riguardo questo progetto sono assolutamente positive: c’è chi evidenzia la possibilità di condivisione della malattia e di evasione dalla stessa e l’occasione per riacquistare la normalità che inevitabilmente manca all’interno delle strutture ospedaliere, e chi vede nel progetto la possibilità di gestire meglio le difficoltà, di superarle e di reagire a esse.
Fulvia Salvi, fondatrice di Medicina Italia parla così del progetto: “Il cinema ha un grande potenziale palliativo, e diverse ricerche scientifiche internazionali lo dimostrano. Secondo le neuroscienze la visione su grande schermo produce un ‘effetto pausa’, diminuendo la percezione del dolore. Sono documentati effetti positivi sul modo in cui il paziente affronta la malattia e le terapie: si attiva un processo di sospensione della sua condizione di disagio, quasi un naturale anestetico, che aiuta i tempi di guarigione e facilita l’azione delle necessarie terapie mediche”.
E ancora, Silvia Ferrario, responsabile comunicazione di Spazio Vita, spiega che le proiezioni cinematografiche rientrano in un più ampio progetto sociointegrativo e riabilitativo, in cui si attua una preventiva valutazione dei film che verranno proiettati da parte di psicologi e una successiva fase di interviste. Finora, conferma la stessa Ferrario, vi sono stati ottimi riscontri soprattutto da parte dei pazienti a lunga degenza, spesso tra l’altro i pazienti sono giovani e il numero dei bambini è cospicuo.
E’ importante, dunque, estendere il progetto a reparti sempre maggiori e a strutture ospedaliere sempre più numerose. Un progetto che ha alla base uno studio serio del paziente, degli effetti reali che le proiezioni possono avere su di esso, che utilizza un momento piacevole della quotidianità, ripristinando la normalità all’interno di ambienti in cui, inevitabilmente questo aspetto manca, dovrebbe essere condiviso e applicato sempre più. Chissà che anche il nostro territorio etneo possa aderire e sperimentare questo sistema di cura.
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