Da sempre, una delle domande che più inorridisce la mente di chi si ferma un attimo a pensare come ci si possa far esplodere in nome di una credenza è se questi kamikaze abbiano o meno paura. E, se davvero ne hanno, come facciano a superarla.
Adesso si hanno delle risposte.
Si chiama Captagon, costa dai 5 ai 20 dollari a dose ed è considerata “la droga della Jihad“.
Si tratta di un mix di anfetamina (cloridrato di fenetillina) e caffeina che – miscelato anche ad altre sostanze – inibisce totalmente la paura e il dolore, provocando forte euforia. Nata inizialmente per essere utilizzata nei droga-party “borghesi” nei Paesi del Golfo (in primis in Arabia Saudita) e prodotta da decenni soprattutto in Medio Oriente, ha trovato da tempo la sua nuova patria in Siria, che ne è diventata il primo paese produttore, e dove si è diffusa capillarmente tra i militanti della ‘Guerra santa”.
Ad aiutare i jihadisti a compiere le loro carneficine, c’è dunque anche questa molecola, che viene assunta più che altro oralmente ma anche per iniezione: per fare due esempi, i medici che hanno eseguito l’autopsia ne hanno trovato tracce nel corpo di Seifeddine Rezgui, il 24enne terrorista tunisino che nel giugno scorso ha ucciso 38 persone sulla spiaggia di Sousse, e grandi quantità erano contenute nelle tasche dei combattenti dell’Isis uccisi dai curdi a Kobane durante gli scontri per liberare la città.
Sintetizzato negli anni ’60 come psicofarmaco, il Captagon è stato proibito negli anni ’80 dall’OMS perché crea dipendenza ma, come riporta un articolo di Libération, stando all’Organizzazione mondiale della dogane (Omd) i sequestri in Medio Oriente tra 2012 e 2013 sono passati da quattro a undici tonnellate. Secondo un report dell’Onu pubblicato nel 2013, è in Medio Oriente che avviene il 63% dei sequestri di anfetamine a livello mondiale. E giusto un mese fa, la polizia aeroportuale di Beirut ha sequestrato due tonnellate di pasticche di Captagon nascoste nell’aereo privato di un principe saudita.
Adesso, dopo gli attentati di Parigi, si indaga per capire se le siringhe trovate nella stanza occupata da Salah Abdeslam nell’Appart’City Hotel di Alfortville, nell’Ile de France, siano servite per fabbricare le cinture esplosive dei kamikaze o per iniettarsi, appunto, la droga.
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