Crescere con il teatro, aprirsi al mondo superando quelli che, spesso, sono considerati dei limiti sono stati solo alcuni dei punti sui quali si è basato il laboratorio “TeatrAbilità”, promosso dall’Associazione “CULTure Possibili”.
Tutti i partecipanti, molti dei quali studenti del Dipartimento di Scienze Umanistiche, sono stati guidati dall’attrice Olivia Spigarelli e, giorno 4 luglio, porteranno in scena, presso il Teatro Machiavelli, “Un funerale diverso”.
In scena, con il testo della loro docente: Giorgio Cantone, Debora Cavallaro, Fabio Condorelli, Alessandro Di Marco, Massimo Gagliano, Jonathan Oldfield, Floriana Renna, Valeria Scaccianoce, Edoardo Strano
L’ingresso è gratuito, ma è necessaria la prenotazione telefonando al 3661648526 o scrivendo a info@culturepossibili.it.
La docente del laboratorio, Oliva Spigarelli, e uno dei suoi ragazzi, Edoardo Strano, a LiveUnict raccontano del percorso di formazione che ha portato allo sviluppo delle capacità espressive e comunicative dei ragazzi che hanno frequentato il laboratorio.
1. Che cosa significa per lei “teatro”?
O.S.: Per me teatro è “divertirsi” è creare armonia tra i compagni con grande umiltà. Il teatro è come una grande orchestra e gli attori sono gli strumenti. Tutti gli strumenti devono essere armonizzati come in una grande orchestra. Il teatro è emozionarsi e fare emozionare chi ti viene a vedere. Il teatro è dedizione, disciplina, è quella cosa che ti rende diverso dagli altri, senti le cose diversamente e per farlo devi avere qualcosa in più degli altri. Spesso ti prendono per pazzo e il vero attore sa di esserlo.
2. Quando è nata l’idea di sviluppare un laboratorio che coinvolgesse ragazzi con abilità e capacità differenti?
O.S.: L’idea di attuare un laboratorio Integrato nasce dalla proposta della Dottoressa Bianca Caccamese, presidente dell’Associazione “Culture possibili”. Conosceva me la mia storia, aveva visto i miei spettacoli e l’anno scorso mi ha proposto di collaborare con la sua associazione. Da qui è nato il mio Laboratorio “TeatrAbilità” rivolto ad attori, insegnanti, operatori, assistenti sociali, psicoterapeuti, studenti universitari e a tutte quelle figure professionali interessate a sviluppare conoscenze e metodologie riguardanti le attività teatrali con persone disabili. Il Progetto TeatrAbilità è anche rivolto agli alunni di scuole elementari, medie e liceo. Ed è stato avviato già dal 2009.
3. Nel progetto “TeatrAbilità” in che modo ha sviluppato le capacità espressive e comunicative dei ragazzi con disabilità? Quali sono stati i mezzi da lei usati per creare l’integrazione con i loro coetanei?
O.S.: Diversi sono gli esercizi adottati, ma l’improvvisazione teatrale sta alla base di tutti gli esercizi teatrali. Per l’area espressiva: improvvisazione teatrale, giochi e attività di espressione corporea, associazione di musiche-movimento-stati d’animo, giochi mimici e pantomimici, preparazione delle scenografie, progettazione dei costumi, documentazione fotografica delle fasi di costruzione del laboratorio. Il lavoro è stato suddiviso in tre parti. La prima, finalizzata a un lavoro tecnico, atto a fornire gli strumenti utili per conoscere il nuovo linguaggio con cui si esprimeranno i partecipanti (in particolare ci si soffermerà sull’uso del gesto, della voce e dell’ascolto) attraverso degli esercizi/gioco di improvvisazione, anche per dare la possibilità a tutti i partecipanti di conoscersi meglio. La seconda composta da attività di lettura, riflessione e discussione hanno portato a una traccia drammaturgica (costituita da una serie di elaborati scritti e pittorici) prodotta dagli stessi partecipanti o di un testo da me elaborato. La terza è stata quella dell’allestimento dello spazio, delle scenografie e dei costumi per lo spettacolo finale.
4. Lo spettacolo conclusivo sarà un testo inedito scritto da lei . Può anticiparci qualcosa?
O.S.: Lo spettacolo di giorno 4 luglio sarà una prova aperta a conclusione del Laboratorio “TeatrAbilità” , promosso da Culture Possibili che ci ha visti ospiti del Teatro Machiavelli. “Un funerale diverso”(questo è il titolo dello spettacolo) è un testo scritto e diretto da me e parla di disabilità con ironia, come sempre nei miei spettacoli. I partecipanti del laboratorio sono di estrazione diversa. Ci sono attori, studenti, semplici persone interessate a divertirsi, a scoprire tecniche nuove e con una sensibilità particolare, perché lavorare con persone “speciali” richiede una partecipazione, una predisposizione e una dedizione non comune. L’integrazione, la collaborazione e la complicità tra i compagni è stata la strada che ci ha portato sabato 4 luglio a fare un “sold out” al Teatro Machiavelli, tanto che è stato necessario fare due prove aperte una alle 18.00 e una alle 20.00 .
1. Non è la tua prima esperienza in teatro, ma sicuramente ha qualcosa di nuovo rispetto alle precedenti. Mi parleresti del percorso formativo effettuato attraverso il laboratorio teatrale?
E.S.: Mi piacerebbe soffermarmi sulla parola “TeatrAbilità”, che evoca dapprima le abilità nel teatro, ma poi va oltre e abbraccia tutte le abilità dell’individuo. “Abilità” intesa come desiderio di comunicazione e di espressione, credo che questa sia propria di ogni anima vivente. Il laboratorio ha messo gambe a un pensiero profondo che è quello della riscoperta delle proprie emozioni attraverso il “gioco teatrale”. Il percorso formativo, infatti, ha avuto inizio con dei match d’improvvisazione che, lasciando da parte i tecnicismi, hanno stimolato la creatività di noi attori. Questo iter è stato molto stimolante per me e, grazie al teatro, ha creato una vera e propria empatia all’interno del gruppo che non mi sarei aspettato.
2. In scena, accanto a te, un ragazzo diversamente abile. Collaborare con lui cosa ti trasmette? E in che modo hai creato il vostro legame sulla scena e dietro le quinte?
E.S.: Mi trasmette emozioni. Basta dire questo. L’obiettivo del teatro e, mi sento di dire, della vita è quello di emozionare, a prescindere dai “diversi” modi in cui l’emozione o il sentimento siano veicolati: il messaggio arriva comunque. Il nostro legame nasce da una complicità sulla scena e fuori da essa. Abbiamo raggiunto un feeling anche nella vita che continua dopo quella del palcoscenico. Con il dialogo e l’intesa di sguardi abbiamo creato un rapporto fatto di confidenze, di momenti di riso, di scherzo e di incontro a tutto tondo. Abbiamo instaurato un legame.
3. L’azione scenica è sempre qualcosa di importante per un attore, ma lo è in modo particolare quando vi confluiscono più realtà e si generano grandi emozioni. Con i tuoi colleghi di teatro in che modo avete coinvolto i vostri coetanei diversamente abili aiutandoli a scoprire se stessi e le loro capacità?
E.S.: Sulla scena il rapporto con gli attori è, a volte, teso e sospeso. Il nostro gruppo è cresciuto lentamente e adesso ha raggiunto una sinergia tale da aver permesso la messa in scena di una prova teatrale. Per quanto riguarda me, ti devo confessare che, durante questo viaggio da marzo a luglio, ho avuto molto da imparare dalle persone “speciali” e, lo voglio dire, il testo di Olivia Spigarelli mi ha dato una forte scossa nel percorso di preparazione della prova. Alla fine di un incontro del laboratorio in cui non avevamo dato del nostro meglio – bisogna dire che il lavoro di preparazione di uno spettacolo è lungo e articolato – mi sono ritrovato fermo in un punto a riflettere “ma non sta succedendo nella realtà ciò che avviene nel testo?”. Di questo devo ringraziare Olivia, che attraverso il testo è riuscita a creare un punto di tensione dal quale si è riusciti a ripartire pieni di grinta e passione. Ho imparato molto dai miei compagni “speciali”, che hanno saputo attendere i miei o meglio i nostri tempi e ritmi, conducendoci alla riscoperta della nostra sensibilità e delle nostre emozioni.
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