Sarà presentato oggi pomeriggio il romanzo d’esordio della nostra redattrice Maria Eleonora Palma “Anche i porcospini possono volare”, edito da Algra editore.
La presentazione avverrà nel Chiostro del Convento della Madonna delle Grazie a Vittoria e interverranno l’editore Alfio Grasso, la docente di Lettere dell’Istituto Mazzini di Vittoria (che ha curato la presentazione del volume) Rosita Luminoso, il direttore della struttura complessa dipendenza patologica asp 7 rg Giuseppe Mustile, il docente di teologia e scienze patristiche e assistente FUCI Vittoria Giuseppe di Corrado. A moderare la giornalista Nadia D’Amato.
Al centro del suo romanzo la psicologa Elena Cantarella che riporta fedelmente gli appunti di un viaggio speciale e diverso da quello che tutti immaginiamo: il percorso di cura che intrattiene con i suoi pazienti. Le loro esperienze la mettono in una condizione di costante “transfert” che la conduce a confrontare alcune vicende con i ricordi più importanti della sua vita.
Importanti i temi che percorrono il romanzo quali disturbi alimentari, ansie, attacchi di panico e fobie. Tutti trattati con un tono ironico e divertente, nonostante la drammaticità che li avvolge.
Eleonora ci ha parlato del suo romanzo, dalla genesi e la scelta del titolo ai suoi contenuti.
1. Quando hai scritto il tuo libro?
«Ho iniziato a scrivere questo libro ad agosto. L’ho scritto in tre giorni, ma le revisioni sono state infinite, nel senso che a ogni lettura post revisione trovavo sempre qualcosa da limare, cambiare, ritoccare».
2. Il titolo che hai scelto è molto particolare. Perché proprio i “porcospini”?
«Posso dirti che il titolo, per quanto insolito, è una metafora e chiave di lettura di tutto il libro. I porcospini sono i pazienti di Elena Cantarella, il porcospino è la stessa Elena, i porcospini siamo noi! Siamo noi quando dinanzi a una difficoltà e a un ostacolo che non riusciamo a superare ci chiudiamo in noi stessi e non riusciamo a reagire, tendiamo a usare gli aculei per allontanare gli altri. I porcospini di Elena e la stessa Elena hanno imparato, i primi grazie al percorso di cura intrapreso con la psicologa e la seconda tramite un suo percorso di vita, che qualsiasi ostacolo nella vita può essere sormontato. Devi trovarti davvero seduto per terra per avere la forza di reagire e rialzarti».
3. Hai affrontato temi profondi e particolari nel tuo libro. Qual è il primo che ti viene in mente?
«Uno dei temi toccati è la bellezza: la bellezza intesa come imperfezione. Prendendo ad esempio la Venere di Botticelli spesso si parla di strabismo di Venere, ma è proprio quell’imperfezione a renderla uno dei capolavori artistici e icona di bellezza assoluta. Ho quindi sviluppato il concetto della bellezza nell’imperfezione. Così facendo smontiamo i miti, le mode, i canoni estetici per ripartire da un concetto più semplice: il bello sta nel brutto. In fondo Elena non fa altro che trovare e far vedere ai suoi pazienti quella bellezza, quegli aspetti della loro persona che fanno di loro dei capolavori, smontando le barriere, gli stereotipi accumulati, le convinzioni che hanno solo limato la propria autostima. Infine, riguardo la genesi del libro vorrei dire che questo libro nasce dall’incontro e dall’osservazione a seguito dell’ascolto della gente. Gente comune, non solo gente “stabilmente instabile”. Gli altri siamo noi, nel senso che i problemi che riguardano persone definite “malate” assillano e bussano spesso anche alle nostre porte. Non è solo il bulimico o l’anoressico a sentirsi brutto. Quante volte, anche a noi gente “normale”, ci capita di essere insoddisfatti di noi stessi e del nostro aspetto. Gli altri siamo noi perché, malgrado i tentativi di segnare un confine, di creare barriere, di differenziare i “normali” dai patologici, spesso la linea che separa ci fa compenetrare».
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