Molte sono le proteste scatenate dal DDL La Buona Scuola, il disegno di legge che dovrebbe riformare l’educazione scolastica italiana: forte il messaggio lanciato dai diversi flash mob dei lumini svoltisi nella serata di giovedì scorso in molte città italiane contro la “buona scuola” del premier Renzi. Tra le più accese polemiche, quelle legate all’eccesso di potere conferito ai dirigenti scolastici e alle norme di assunzione dei precari ancora poco chiari, ma non poco fermento provoca la seconda parte del disegno di legge che dovrebbe regolamentare l’accesso alla professione dei futuri insegnanti.
I contenuti dell’emendamento: cancellare il Tfa e le lauree abilitanti. Con l’approvazione della riforma ci sarà un unico concorso, con cadenza annuale, che darà accesso a un percorso di formazione e reclutamento.
Dopo la laurea magistrale, nelle materie di competenza e con il conseguimento di almeno 36 CFU in discipline antro-psico-pedagociche, gli aspiranti insegnanti potranno partecipare al concorso a numero chiuso per accedere al percorso di formazione e apprendistato della durata di 3 anni. Durante il primo anno, con delle modalità simili all’attuale Tfa, si conseguirà un “diploma di specializzazione”, mentre al secondo e terzo anno i futuri insegnanti entreranno nelle classi, prima sotto la supervisione di un tutor per poi acquisire, a fine corso, la completa autonomia.
Una delle novità più importanti risiede nel costo del percorso abilitativo. Infatti, mentre il Tfa è a pagamento (circa 2.500 euro annui), la nuova formula di apprendistato sarebbe gratuita e retribuita e quindi valida ai fini pensionistici. Gli apprendisti insegnanti verrebbero inseriti gradualmente all’interno della scuola iniziando a svolgere ruoli di supplenze brevi per poi, previa valutazione positiva del personale scolastico e dirigente, ottenere automaticamente la cattedra a tempo indeterminato.
Si tratta, dunque, di un radicale e necessario cambiamento, ma si tratta soprattutto di una proposta di legge che per vedere attuata bisognerà ancora attendere molto (18 mesi se dovesse essere approvata). Questo vuol dire che sarebbe comunque necessario almeno un terzo ciclo di Tfa e che il governo si attivi per uniformare al nuovo percorso chi si trova nel limbo dei neolaureati che hanno appena conseguito la laurea magistrale e chi si è già abilitato.