UNICT – La lettera dei lavoratori precari contro la pubblica amministrazione

Una vita di studi, di sforzi e di sacrifici, ma anche una vita da precari: è questa la condizione che ogni giorno colpisce un team di giovani lavoratori  del dipartimento “G.F. Ingrassia”  dell’Università degli Studi Catania. Dopo aver vinto ben tre concorsi pubblici, i giovani si trovano in una situazione lavorativa precaria, perché esclusi dalla procedura di stabilizzazione che l’Ateneo catanese nel 2010, in virtù dell’art. 22 comma 5, del C.C.N.L. relativo al personale del comparto Università per il quadriennio normativo 2006-2009, ha attivato per rimuovere il precariato immanente tra il personale tecnico amministrativo. Pubblichiamo la lettera del team del dipartimento “G.F. Ingrassia” di Unict: 

“È ormai il pane quotidiano sentir parlare di giovani precari, di contratti atipici, di cervelli in fuga, di graduatorie di stabilizzazione, di cause di lavoro con tanto di ricorsi e controricorsi, di tutte quelle mille sfaccettature e difficoltà che il mondo del lavoro oggi pone come muro insormontabile davanti alle aspettative di tanti giovani di questa nostra generazione meritevoli, come le generazioni passate, di un futuro di prospettiva, di crescita, di realizzazione personale e professionale, di certezze. Sembra quasi futile e ripetitivo continuare a parlarne tant’ è il clima di sfiducia che si è creato attorno ad una classe dirigente e politica che non sa più adempiere al suo fine unico ovvero la valorizzazione delle generazioni future attraverso l’essenziale ed insostituibile valore di civiltà qual è il lavoro. Eppure oggi, nonostante tutto e tutti, vorremmo provare a mettere in luce una vicenda che a tratti ha del paradossale, una storia fatta di sacrifici, di dedizione e professionalità, di illusioni e delusioni, di speranze; una storia lavorativa dei giorni nostri che, forse più di altre, dimostra quanta ipocrisia vi sia nel mondo del lavoro e delle istituzioni laddove ai buoni propositi non seguono mai (e con scientifico rigore) i fatti, laddove la logica meritocratica va a farsi benedire per una non ben definita ed inconcepibile ragione economica e di bilancio!! Valorizzare il merito? Belle parole…

Chi vi parla è un team composto da una decina di giovani che prestano la loro attività lavorativa nei laboratori del dipartimento “G.F. Ingrassia”  dell’Università degli Studi Catania.

Un team che fonda le sue radici storiche nella prestigiosa Scuola di Igiene dell’Università degli Studi di Catania, la quale ha avuto fino allo scorso decennio l’illustre e lungimirante direzione del Professore Salvatore Sciacca e che continua la sua attività scientifica ed istituzionale sotto l’ègida della Professoressa Margherita Ferrante.

A dispetto di quanto se ne possa dire e chiacchierare dell’impiegato pubblico e della sua scarsa abnegazione al lavoro, noi siamo Lavoratori con la L maiuscola. Siamo un team qualificato che nel tempo (parliamo di un decennio circa), attraverso l’esperienza maturata sul campo ed una formazione specialistica continua, ha sviluppato competenze uniche nel territorio catanese. Parliamo di laureati in chimica, biologia, tecnici di laboratorio, tossicologi e qualche buon tecnico diplomato che nel tempo ha acquisito un esperienza valida e qualificata. Noi siamo dei Lavoratori che con sacrifici e dedizione, giorno dopo giorno, svolgono oltre che un servizio alla collettività in senso lato anche un servizio istituzionale in quanto siamo da supporto ai docenti per la formazione dei ragazzi che si accingono a concludere gli studi universitari. Svolgiamo anche un’importantissima funzione di supporto alla ricerca scientifica nel campo medico e dell’igiene ambientale, che ci pone in primo piano all’interno dell’Ateneo nell’attrazione di fondi europei per la ricerca e lo sviluppo. Nei nostri laboratori svolgiamo anche, per conto di imprese ed enti pubblici del territorio, servizi di controllo ambientale ed alimentare, igiene negli ambienti di lavoro, monitoraggi sanitari per ospedali, Asp, acquedotti, enti comunali, forze di Polizia grazie anche alla disponibilità di un parco strumentazione scientifica di milioni di euro tutto acquistato con i fondi di ricerca e di attività esterne. Siamo uno dei pochi laboratori pubblici del sud Italia che ha ottenuto l’accreditamento della norma ISO 17025 per la qualità dei servizi resi e delle prove analitiche; siamo l’unico laboratorio universitario della Sicilia accreditato contemporaneamente dall’ente certificatore italiano Accredia e dal Ministero della Salute per l’analisi dell’amianto negli ambienti di vita e di lavoro.

Davanti a questo panorama di competenze e di risorse umane, che darebbe lustro e visibilità a qualsiasi Università d’Italia, che sarebbe risorsa economica e finanziaria oltre che umana per qualsiasi impresa pubblica e privata, davanti a tutto questo si assiste al paradosso. Siamo tutti precari, con contratto a tempo determinato, pronti a concludere a breve la nostra esperienza professionale, dopo aver vinto ben TRE concorsi pubblici in sequenza dal 2008 ad oggi, in ragione di quella non ben definita ed inconcepibile ragione economica e di bilancio che ci ESCLUDE dalla procedura di stabilizzazione che l’Università degli Studi di Catania nel 2010, in virtù dell’art. 22 comma 5, del C.C.N.L. relativo al personale del comparto Università per il quadriennio normativo 2006-2009, avviava per rimuovere il precariato immanente tra il personale tecnico amministrativo e che ha portato all’inserimento in graduatoria di circa 250 colleghi precari a cui si sono aggiunti, dopo traversie giudiziarie e compromessi storici, altri 140 precari tra il personale PUC. Un numero impressionante di Lavoratori che incardinati in ordine di anzianità in una graduatoria a scorrimento dal 2010 attende (e per qualcuno è già arrivata) la tanto agognata stabilizzazione. 400 Lavoratori rispetto ai quali abbiamo certamente pari diritti e dignità.

Lavoratori loro e Lavoratori noi, precari loro e precari noi se non fosse che, per motivi ancora a tutt’oggi sconosciuti, quella procedura di stabilizzazione fu destinata solo ed unicamente a chi con il proprio contratto a tempo determinato (in alcuni casi stipulato il giorno prima dell’uscita del bando di stabilizzazione) “grava interamente su risorse di bilancio dell’amministrazione centrale e delle strutture decentrate”. Motivazione che bastò per accogliere in graduatoria quasi 400 Lavoratori a tempo determinato ed escludere una decina di Lavoratori… per l’appunto noi! Un paradosso tutto catanese, che a nostro parere ridicolizza l’Ateneo davanti all’opinione pubblica ed a tutto il mondo produttivo, un’incomprensibile presa di posizione, quella che ebbe l’Ateneo nell’escluderci, che ha portato da parte nostra ad un ricorso al Giudice del lavoro (tutt’ora in corso) ed a metterci gli uni contro gli altri, Lavoratori contro Lavoratori alla disperata ricerca del diritto sacrosanto al lavoro. Diritto che come dicevo spetta a noi quanto a loro ma che, per una logica ottusa, ci mette gli uni contro gli altri come se ci fossero Lavoratori di serie A e Lavoratori di serie B. Noi non ci rassegniamo ad accettare passivamente questa situazione e la presa di posizione di un’Amministrazione che non valorizza le proprie risorse di eccellenza, le proprie professionalità ma che anzi resta rigida sulle proprie posizioni con motivazioni ridicole, incomprensibili ed autolesioniste difendendole a spada tratta nelle aule dei tribunali. E’ questa la “mission” di una Pubblica Amministrazione? Escludere una decina di Lavoratori a fronte di 400 precari ammessi alla stabilizzazione? Escludere dieci Lavoratori che con la loro professionalità e competenza potrebbero costituire un reale investimento culturale ed economico al quale un ente come l’Università dovrebbe aspirare nell’arruolamento del proprio personale?

A tutto ciò  noi non ci rassegniamo! Continueremo la nostra lotta alla disperata ricerca del giusto riconoscimento del nostro essere Lavoratori, Lavoratori dell’Università degli Studi di Catania”.

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