“Visti i comunicati pubblicati negli ultimi giorni in merito all’adeguamento del nostro Ateneo imposto dal Ministero tramite una nota del CUN, riunitosi in data 14/01/2015, crediamo sia necessario fare una serie di precisazioni per chiarezza. La nota in questione elimina la possibilità di ripetere esami già sostenuti con esito favorevole sulla base di una legge nazionale come chiarito dalla lettera del CUN inviataci : “ … si fa altresì presente che il CUN nella suddetta riunione ha formulato delle osservazioni alle quali codesto Ateneo deve attenersi”.Bisogna ricordare il fatto che i Senatori Accademici non sono dei parlamentari, dunque questi non possono abrogare una legge. Inoltre basta una nozione elementare di diritto per comprendere che un regolamento didattico è subordinato ad una legge dello Stato. Bisogna chiarire anche che nessuno era favorevole al divieto, neanche i docenti, ma è stata un’imposizione alla quale il nostro Ateneo non poteva sottrarsi. Ricordiamo a tal proposito che sarebbe illogico ritenerci favorevoli ad un provvedimento simile, noi, infatti, prima di tutto siamo studenti. Un parere negativo da parte degli organi di governo avrebbe “semplicemente” comportato una nuova bocciatura da parte del Ministero del nostro regolamento, sino all’adeguamento alla norma. Capiamo l’esigenza di qualche nostro collega che così facendo alimenta una sterile polemica al fine di farsi propaganda, ma è giusto dire che eravamo tutti consapevoli che se la modifica non fosse passata, sarebbero rimasti bloccati alcuni provvedimenti legati all’accorpamento dei dipartimenti di area medica e ad altri corsi del Dipartimento di Agraria, e questo non siamo noi a dirlo. La scelta che si poneva davanti era quella di immobilizzare l’Ateneo (coscienti, comunque, di non ottenere il risultato sperato), o di accettare una norma, non condivisa ma imposta.La comunità studentesca giustamente si interroga sulla diversità di comportamento dei rappresentanti, teniamo a precisare che la nostra linea di comportamento stabilita prima della seduta del Senato era unica. Al momento della votazione qualcosa è cambiato e qualcuno ha deciso di operare autonomamente, questo ovviamente ha avuto ripercussioni anche nella votazione del Consiglio di Amministrazione. Non è vero che siamo rimasti in silenzio, come qualcuno vuole far credere, gli studenti avranno modo di leggere nei verbali delle sedute del Senato e del CdA le nostre dichiarazioni. Detto ciò, a prescindere da quello che è stato scritto in questi giorni, ci siamo messi in contatto con i rappresentanti del CNSU, facendo sì che la voce degli studenti catanesi arrivi nella sede di discussione opportuna, ossia a Roma nella prossima riunione del CUN, che si terrà martedì“.
Angelo Crimi, senatore accademicoStefano Orlando, senatore accademico,Gabriele Monterosso, consigliere al CDA
Riguardo alle scelte del Senato, riportiamo la dichiarazione a LiveUnict di Fabrizio Parla, consigliere di Amministrazione dell’Università di Catania:
“Magnifico Rettore, Egregi Consiglieri e dirigenti. Metto all’attenzione di questo Spett.le consesso il disagio che tale delibera può provocare all’interno della comunità studentesca qui rappresentata. Il parere del CUN che qui viene richiesto di applicare con una modifica del nostro regolamento all’art 18 comma 4 fa riferimento ad una legge arcaica e ormai obsoleta, la stessa legge del 4 Giugno 1938 n°1269 è un Regio decreto che oltre a citare nella parte iniziale il re Imperatore di Etiopia, l’utilizzo del libretto di riconoscimento ormai in disuso, sicuramente fa parte di un contesto storico lontano anni luce dal nostro, dagli articoli presenti infatti si evince un ordinamento in materia universitaria totalmente differente da quello attuale.
I vantaggi della ripetizione degli esami ad oggi hanno fornito agli studenti uno strumento utile sia per superare l’anno accademico (con la possibilità di migliorare in seguito il voto) sia per accedere ad un concorso come quello della borsa di studio. L’incertezza e la tardività con cui il CUN chiede questo provvedimento solleva dubbi sulla sua immediata applicabilità, il silenzio del legislatore che non ha provveduto a riconoscere una procedura di annullamento di un esame universitario in quanto atto pubblico (visto che la norma vigente permette la sua ripetizione non riconoscendo la possibilità di un insuccesso dello studente) desta preoccupazioni, la confusione in merito all’applicazione di una delibera simile che di fatto blocca le procedure attualmente in corso solleva preoccupazioni alla comunità studentesca che chiede fortemente un atto di chiarezza a questo Consiglio ed una presa di posizione.
Alla luce di quanto detto invito i componenti di questo Consiglio a rimandare alla prossima seduta la trattazione del punto in oggetto per permettere all’Ateneo di Catania di formulare chiarimenti al Ministero sull’applicazione di questo adeguamento, nel caso in cui si dovesse procedere ad una votazione sarò costretto a dare parere contrario. Aggiungo qualora il punto fosse approvato di provvedere ad un regime transitorio per permettere il completamento delle procedure attualmente in corso per coloro che ne hanno fatto richiesta”.
Fabrizio Parla, Consigliere di Amministrazione Unict
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