Per chi non la conoscesse, Sonia Peronaci è la fondatrice del sito web gastronomico GialloZafferano, amatissimo blog culinario interamente dedicato alla pubblicazione di ricette vecchie, nuove o rivisitate in chiave moderna e appetitosa per tutti coloro che amano smanettare in cucina o per chi ama gustare prelibate pietanze. All’interno del libro sono riportate e illustrate tutte le ricette proposte quest’anno per un pubblico d’eccezione: i bambini. Il libro è stato ideato appositamente per loro, per venire incontro a tutte le mamme che vogliono far mangiare le verdure e altri alimenti poco graditi al palato dei più piccoli e con abile maestria Sonia è riuscita nell’intento di mascherare il tutto in sfiziose, colorate e allettanti pietanze. Ovviamente, il libro non è destinato solo ai più piccoli. Infatti all’incontro molti adulti hanno acquistato il nuovo arrivato in casa GialloZafferano per riprodurre a casa i fantastici piatti proposti e, perché no, godere anche loro dell’allegria del cibo.
Le abbiamo rivolto alcune domande.
Chi o cosa ti ha ispirato quando hai fondato Giallozafferano? Cosa aveva di diverso il tuo sito, tanto da permettergli di diventare leader nel settore?
Dico da sempre che la scintilla per creare Giallozafferano è stata il sito della celeberrima cuoca e star americana Martha Stewart, forse il primo portale ad occuparsi di raccogliere ricette non solo dell’autrice ma anche dei lettori. Da lì è venuta l’idea per aprire un sito, ovvero qualcosa che in Italia non era poi tanto diffusa, a differenza dei blog che però ci sono sembrati limitanti e inadatti a creare una community solida.
Quello che, secondo me, ci ha permesso di diventare ciò che siamo è la cura per l’immagine del sito e l’importanza che abbiamo dato e diamo alla parte fotografica; il detto “si mangia prima con gli occhi” è vero ed offrire delle immagini belle, non solo del piatto finito ma anche dei vari passaggi, è stata un’intuizione vincente.
Ci hai fatto vedere la vostra nuova redazione in un video. Quante persone siete? Serve veramente tutto questo personale per la gestione?
Siamo circa 25 e si, serve assolutamente tutto questo personale, senza i miei ragazzi non so cosa farei. Abbiamo inaugurato la nuova redazione, in una zona abbastanza centrale di Milano, quasi due anni fa ma oramai sta diventando piccola anche questa e non ce lo aspettavamo.
La redazione è divisa in tante sezioni, connesse tra loro, che sono necessarie per la gestione del sito, di tutto ciò che gli sta attorno e per tutti gli eventuali progetti a cui prendiamo parte: abbiamo una parte strettamente redazionale legata all’ufficio stampa e alla revisione delle ricette, una parte che si occupa di gestire i social, la squadra dei fotografi, la traduttrice, i videomaker, lo staff di cuochi e altri collaboratori esterni
Sonia, sappiamo che ti diletti in cucina da quando eri piccola visto che tuo padre ha un ristorante. C’è per caso un piatto, un ingrediente in particolare che non sopportavi da piccola e che tuttora non riesci ancora a mangiare?
“Allora, più che un piatto un ingrediente che da piccola non sopportavo davvero era il fegato. Adesso i gusti son cambiati, mangio davvero di tutto, ma da piccola non mi piaceva però poi da grande ho imparato ad assaggiarlo. Non vado a cercarlo, però se c’è una ricetta tradizionale che richiede il fegato lo assaggio. Ma rimane il fatto che il fegato tutt’oggi non mi fa impazzire perché ha un sapore troppo pesante per me”.
E le altre frattaglie?
“Sì sì, mangio tutto. Anzi ho assaggiato anche le budella dell’agnello, la stigliola che non avevo mai mangiato ma mi son buttata ed è buonissima! L’unico mio limite vero, che forse non riuscirò mai a sormontare, sono gli insetti. Sai, dicono sempre che gli insetti saranno il cibo del futuro con proteine e tutto, ma io preferisco morire di fame”.
Tu o le tue figlie siete state studentesse fuori sede? Se sì, ti senti di dare qualche consiglio a chi è studente fuori sede? Meglio cimentarsi in cucina o affidarsi al cibo da strada?
“La mia seconda figlia sì perché per un anno è stata in America quindi capisco. Ma per quanto riguarda il cibo da strada dipende da dove stai e dal background che si ha in cucina; cioè in un Paese come l’America forse ti conviene cucinare di più cose fatte in casa, in Italia anche lo street food è invece ottimo. Certo, bisogna assaggiare anche le altre cucine ma proprio gli americani hanno una cattiva attenzione verso la cura culinaria. Noi italiani siamo davvero gli unici a cucinare molto bene e a dare attenzione al prodotto cercando sempre che sia sano. L’italiano, secondo me, ha nel DNA una cura nel mangiare completamente diversa”.
Il tuo blog è pieno di ricette sia originali che legate alla tradizione. Cosa preferisci raccontare ai tuoi spettatori tra le due?
“La filosofia di base è quella di preparare qualcosa di semplice e non troppo elaborata con quegli ingredienti reperibili in tutta Italia, sennò poi diventa difficile anche cucinare. Quindi opto per una cucina semplice e buona, quasi come se fosse una cucina di casa raffinata con degli ingredienti buoni e di stagione. Ci sono delle ricette che mangeresti tutti i giorni, quindi tradizionali ma anche nuove. E’ normale che in qualche ricetta regionale possa esserci l’ingrediente più particolare, ma è inevitabile sia così.”.
La Sicilia è piena di piatti tipici, diversissimi tra loro, ma c’è un piatto siciliano che non sei riuscita a riprodurre come avresti voluto?
“Ho notato che ci sono tante differenze riguardo lo stesso piatto da città a città. Molte volte gli utenti mi dicono che in una ricetta che pubblico c’è un ingrediente che si usa in una parte della Sicilia piuttosto che in un’altra, quindi è difficile imbarcarsi nelle ricette regionali perché cambiano da rione a rione. Per quanto mi riguarda, avendo gli utenti che ci danno consigli ogni giorno, riesco a correggermi sulle ricette. Contando poi il fatto che una ricetta la facciamo tante volte fin quando non ci riesce noi proviamo di continuo andando anche a informarci online e sentendo le altre opinioni in merito. A riproporre la ricetta originale ci proviamo di sicuro ma poi ovviamente qualcuno ci da anche delle dritte”.
Ha qualche consiglio per i nostri studenti universitari su un piatto o un ingrediente per avere delle prestazioni mentali migliori in occasione della sessione d’esame invernale?
“E’ difficile poter parlare sull’argomento perché magari è una cosa prettamente personale. Tant’è che ho scoperto di avere delle intolleranze i cui alimenti di disturbo mi facevano sentire male. Pur non essendo una nutrizionista o un medico, secondo me la cosa giusta da fare è mantenersi leggeri con i grassi. Questi non fanno bene se uno deve mantenersi attivo con la testa”.
Cosa ne pensi della contestazione da parte dei palermitani del nome dato all’arancino in occasione dell’EXPO? Dove risiedi tu come lo considerate, al femminile o al maschile?
“Dipende dalla provincia. Mi hanno ripreso sul nome che dal maschile si dica al femminile perché a Milano si conosce al maschile. Ma l’importante è che sia così buono da dimenticarsi la diatriba sul nome!”.
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