“Medicina dello studente”: scopri da quale sindrome sei affetto

E’ ormai assodato. I ritmi universitari non sono un toccasana per la salute. Non per tutti, perlomeno. Se alcuni, infatti, sono riusciti a trovare nel circolo vizioso lezioni, vita indipendente, rapporti con i coinquilini, studio, vita notturna e poi di nuovo la stessa routine, ogni giorno, fino alla prossima, letale sessione d’esame, una nuova filosofia in cui credere, altri invece si ritrovano spesso a fissare nello specchio una copia casalinga di Jack Nicholson in Shining, ed a cercare convulsivamente concentrazione ed isolamento, riempiendo senza accorgersene migliaia di pagine con la stessa formula di chimica organica o lo stesso articolo del codice penale, o la stessa equazione differenziale, ripetendo ossessivamente il medesimo paragrafo del libro, fermandosi soltanto qualche attimo a riprendere respiro, giusto il tempo per chiedersi dov’è finita la loro salute mentale.
Noi non sappiamo dove sia finita. Ma in compenso, questo articolo rappresenta un pezzo raro della cosiddetta “Medicina dello studente”, e vi guiderà nel riconoscimento di alcune abitudini, vizi o manie, al limite della patologia, che voi, i vostri parenti, amici o colleghi potreste e quasi sicuramente avete maturato da quando avete messo piede all’università.

– Se ti aggiri inquieto per i corridoi della facoltà, se quel rumore metallico che tutti sentono quando cammini non è lo sbattere delle chiavi ma quello di centinaia di pezzi da dieci e venti centesimi, se la caffettiera è sempre piazzata sul fuoco e se la fila di otto persone davanti alla macchinetta il lunedi mattina ti crea crisi di astinenza, sappi che sei evidentemente un Caffeinomane.
La tua storia è tristemente nota: fino agli anni del liceo il caffè probabilmente ti disgustava, perfino sentirne l’odore bastava a darti la nausea, e tuttora non lo ami realmente; hai cominciato, come tutti, i primi giorni di università, per passare il tempo tra una lezione e l’altra e per darti un contegno quando stavi fermo nei corridoi; in seguito l’hai offerto e te lo sei fatto offrire per fare nuove amicizie; poi hai notato che anche a casa, un buon caffè al momento giusto poteva aiutarti a stare più attivo durante lo studio fino a che, sorpresa sorpresa, un bel giorno hai scoperto di non poterne più fare a meno. Non preoccuparti: come leggerai sotto, ci sono sindromi peggiori. E ora fatti un’altra sorsata.

– Se quello che hai tatuato sul braccio non è il nome della tua ragazza, ma la mappa dettagliata di tutti i wifi non protetti e degli hotspot della tua città, se conosci con precisione millimetrica l’angolo della tua facoltà dove il wifi di UNICT ha tre tacche(se esiste, dillo anche a noi), se il tuo primo pensiero quando hai preso casa non era se ci fosse una finestra in bagno, ma se potevi collegarti a Internet agevolmente e rapidamente anche dal bagno, l’avrai già capito e, con tre tacche belle piene, potrai anche condividerlo su facebook: sei un Wifi-dipendente. Nel tuo caso, potresti non ammettere di avere bisogno costante di un wifi a cui attaccarti; inoltre, spesso lo usi soltanto per googlare il tuo nome o fingere di aver trovato importanti e rari appunti che poi non leggerai nemmeno. La vera manifestazione della tua sindrome giace, però,in uno o entrambi i punti a seguire, quindi continua a leggere.

– In questo momento sei solo, barricato in camera vestito da sceriffo americano, hai imposto a quegli zombie dei tuoi colleghi di chiamarti Rick, o magari ti sei rasato e stai progettando di usare i laboratori dell’università per produrre sostanze illecite da vendere nel migliore degli stili imprenditoriali, o ancora stai programmando una nuova strategia per diventare vicepresidente degli Stati Uniti, o, perché no, ti sei messo a indagare su una strana setta religiosa legata degli omicidi, o semplicemente sei inquietantemente fermo, immobile nel tuo letto aspettando che esca in streaming il nuovo episodio della tua quarantaduesima serie tv preferita. Bè, non uscirà oggi, ed anche se uscisse, ci sarà il classico colpo di scena a fine episodio, e dovrai stare un’altra settimana a chiederti che succederà, guardando filmetti poco interessanti per distrarti e trovando analogie continue tra quello che stai studiando e l’ultimo episodio che hai visto. Questo è quello che accade quando sei uno Streaming dipendente e, più precisamente, assuefatto alle streaming delle serie tv.

– Hai appena visto un video indiano demenziale che è davvero uno spasso, hai(speriamo intimamente, che tu non l’abbia fatto e che non lo farai mai)visto tutte le interviste di Diprè, riscoperto tutte le sigle dei cartoni animati della tua infanzia, rivisto le vecchie puntate di Ciao Darwin(quelli si che erano bei tempi), ascoltato un centinaio di ragazzini asiatici che suonano la chitarra meglio di Jimi Hendrix e il pianoforte meglio di Bach, visto Renzi che vince alla Ruota della fortuna e, da soli cinque minuti, hai sentito una nuova teoria del complotto secondo cui i muffin sono in realtà sonde spaziali aliene mandate qui per succhiarti il cervello. Ti eri messo davanti al computer alle dieci di mattina dicendoti che avresti staccato entro mezz’ora e avresti cominciato a studiare, ma è l’una e un quarto di notte e, tra un video e l’altro, hai perso la cognizione del tempo, e, cinque minuti dopo cinque minuti per ogni video, hai gettato via un’intera giornata, ma questo non ti pesa poi tanto, perché sai che lo rifarai, in quanto sei fiero di essere uno Youtube-addicted; la prossima ed ultima patologia potresti non trovarla facilmente su Youtube, quindi continua a leggere;

– Questa sera hai invitato una ragazza nel monolocale diviso da quattro separè in cinque “stanze” che hai affittato a centoquarantanove euro e novantanove centesimi al mese; la accompagni a vedere tutte le stanze e per ognuna le concedi tre secondi esatti di visione, perché devi affrettarti a spegnere la luce; poi vi avviate a consumare la gustosa cenetta fatta in casa strettamente da te con tutta roba comprata direttamente all’ingrosso(perché l’hard discount è roba da ricchi) e cucinata con un fornello da campo, perché farsi attaccare il gas costa. La fai accomodare su un materassino gonfiabile e le porgi le sue posate di plastica, chiedendole di fare ben attenzione a non sporcare troppo il tovagliolo, così puoi riutilizzarlo; subito dopo uscite, lei vuole andare al cinema in macchina, ma tu pensi che una bella passeggiata sotto le stelle sia la soluzione più poetica ed economica, anche perché alla postepay ricaricata ogni mese da tuo padre per permetterti di fare i pagamenti basilari hai cambiato il pin con uno a caso per non avere la tentazione di usarla. La ragazza si è poi ricordata improvvisamente di avere una vecchia zia malata ad aspettarla a casa ed è andata via, e tu continui a chiederti cosa sia andato storto, mentre cerchi di leggere questo articolo sul tuo Nokia 3310(che a livello di batteria consumava molto meno e durava molto di più), che tra l’altro stai ricaricando in aula studio, perché l’Enel la corrente mica te la regala.
E’ evidente che non hai un’esperienza decennale nella gestione dei soldi, e, messo davanti a tutte quelle spese da scapolo disoccupato, ti sei fatto prendere un po’ la mano, e prima di quanto pensassi, sei diventato niente poco di meno che un Maniaco del risparmio. La retroilluminazione del tuo pc o cellulare quasi sicuramente è impostata su 10 secondi e a quest’ora lo schermo si sarà già spento, quindi inutile continuare a scrivere.

Questi, come abbiamo detto, sono solo alcuni dei disturbi psichici che potreste riscontrare nello studente universitario medio. Ne esistono molti altri, e voi, proprio voi, potreste essere gli scopritori della prossima patologia. La nostra redazione, in prima linea nella diffusione di questo materiale informativo, sarà lieta di ricevere le vostre segnalazioni. Colmi di ansia, e in preda alla nevrosi, noi vi rimandiamo al prossimo capitolo della “Medicina dello studente”.

A presto, e ricordate: il primo passo è ammettere di avere un problema.

Daniele Di Stefano

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Daniele Di Stefano

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