Forum ha organizzato, in contatto con l’OSCE, una “Election Observation Mission
(EOM)” per le Elezioni Generali della Bosnia&Herzegovina. E’ stata la seconda
missione di questo progetto, dopo l’EOM per le elezioni parlamentari e presidenziali
in Ucraina il 27 maggio 2014. In qualità di membri di AEGEE-Europa, organizzazione giovanile non governativa
che promuove la democrazia e l’educazione politica in Europa, ci siamo resi conto
che la democrazia è fragile e non dovrebbe mai essere presa per scontata. Pertanto,
il nostro scopo è quello di rafforzare i processi democratici e di riattivare la
partecipazione politica dei giovani. Con questo obbiettivo in mente siamo partiti per
la Bosnia ed Herzegovina, sperando di contribuire a garantire elezioni più giuste ed
oneste e di investigare sul coinvolgimento dei giovani nei vari procedimenti
elettorali.
Uno dei sistemi più complicati del mondo
Il sistema politico Bosniaco è stato definito uno dei più complicati del mondo (fonte:
The Guardian). Il Paese è diviso in due entità: la Federazione di Bosnia ed
Herzegovina (FBiH) per lo più popolata dalle etnie Croata e Bosniaca (Musulmani
balcanici), e la Republika Srpska (RS), per lo più popolata dall’etnia Serba. La
presidenza del Paese (che possiamo anche definire un triumvirato) è formata da
tre presidenti (uno serbo, uno croato e uno bosniaco) eletti esclusivamente dai loro
rispettivi gruppi etnici e controllati dal parlamento. A parte la presidenza, ciascuna
delle due entità (RS, FBiH) ha la sua rappresentanza: il presidente della RS è stato
scelto direttamente durante le elezioni, mentre il primo ministro della Federazione è
stato nominato dal parlamento. Inoltre, la Federazione (FBiH) è divisa in Cantoni e
la Republika Srpska ha una “camera dei rappresentanti” (House of Representatives).
Tutto ciò crea molta confusione nella mente dei cittadini della Bosnia ed
Herzegovina, che devono riempire diverse schede elettorali, ognuna delle quali
prevede un diverso metodo di scelta (voto di lista, voto personale, voto multiplo…)
Molta gente è concorde sul fatto che questo è un sistema estremamente complicato,
e come abbiamo potuto vedere noi in prima persona, i votanti (e persino le
commissioni elettorali, a volte) hanno avuto non poche difficoltà a capire le
procedure di voto. Ci rendiamo conto che questa situazione pesa sulla legittimazione
dei voti e sulla fiducia dei votanti nei confronti del loro sistema politico ed elettorale.
Come ha detto una cittadina, alzando le spalle, mentre spiegava la funzionalità
delle diverse schede elettorali “qui nessuno ha un lavoro, quindi tutti vorrebbero
essere politici”.
C’è speranza per la Bosnia
Essendo consapevoli che il nostro background influenza il nostro giudizio e le
nostre opinioni, abbiamo lasciato la Bosnia con una diversa immagine di questo
Paese impressa in mente: i media dei nostri Paesi di provenienza descrivono la
Bosnia come una nazione corrotta, tenuta sotto scacco dalle tensioni nazionaliste e
priva di qualsiasi speranza per un futuro più luminoso.
Siamo felici di annunciare che la nostra esperienza durante le elezioni non riflette
questa immagine in modo completo. Nella maggior parte dei seggi da noi visitati,
abbiamo incontrato funzionari che tenevano particolarmente alla giustizia del
procedimento elettivo, soprattutto durante il conteggio dei voti. Abbiamo visto
commissioni elettorali lavorare fino a tarda notte (o mattina presto) per assicurarsi
che tutte le schede fossero controllate e ricontrollate (anche con controlli incrociati).
Abbiamo visto in -più o meno- tutti i seggi elettorali gli ufficiali e i responsabili delle
commissioni lavorare e gestire le situazioni con molta professionalità. inoltre, siamo
rimasti sorpresi (positivamente) della trasparenza nella procedura di accreditamento
degli Osservatori internazionali. Tutti i documenti rilevanti possono essere trovati
online, sul sito del governo bosniaco, in inglese (formato pdf), pure la legge
elettorale Bosniaca, che è comparata con quella delle altre nazioni.
Durante il giorno delle elezioni, abbiamo avuto l’occasione di confrontarci con molti
altri Osservatori. Ci ha sorpresi, comunque, il fatto che nonostante il sorprendente
grande numero di funzionari nei seggi fosse giovane, i giovani votanti sono sotto
rappresentati. Di certo un turnout più alto di giovani nelle prossime elezioni sarebbe
il benvenuto, ma comunque è stato positivo vedere un buon numero di giovani
coinvolti nelle elezioni in un altro modo (molti dei Domestic observers erano giovani).
<<almeno imparano qualcosa sulla democrazia>>, come ha detto uno degli altri
International Observers.
Conclusioni
Ciò che mi sento di dire dopo questa esperienza diretta è che, considerando il fatto
che la Bosnia ed Herzegovina risenta ancora della guerra e delle tensioni
nazionaliste del dopoguerra, questo è sicuramente un Paese che vuole andare
avanti, che ha voglia di cambiare e che vuole guardare ad un futuro più democratico,
proiettandosi anche a livello europeo. I cittadini più giovani, differentemente da quelli
più anziani, vorrebbero potersi identificare in una sola nazionalità (consistente in
quella Bosniaco-erzegovese) e non ritrovarsi ancora a scegliere di quale gruppo
etnico dover far parte per potersi candidare alle elezioni (ulteriore chiusura nei
confronti dei giovani dato che l’elettorato passivo è permesso solamente a chi si
identifica in uno dei gruppi etnici, scelta difficile per i sempre più numerosi giovani
nati da coppie di etnia mista).
Elisa Tabbì
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