Quante volte da piccoli ci è stato chiesto cosa volessimo fare da grandi? Un giorno volevamo essere dottori, un altro astronauti e un altro ancora pasticcieri; crescendo abbiamo iniziato a scegliere strade più definite per raggiungere il nostro obiettivo o quello che sarebbe stato il nostro sogno da grandi.
E così l’iscrizione all’università diventava determinante: chi sceglieva medicina, chi giurisprudenza, chi l’accademia delle belle arti, ognuno dritto per la propria strada. Adesso l’iscrizione all’università, causa anche i corsi a numero chiuso, è diventata come un gratta e vinci, ovvero ci si può iscrivere solo dove si passa il test d’ingresso.
In questo modo, è cambiato anche il modo di vedere il futuro lavorativo. Se una volta le scelte erano alimentate dai sogni, oggi dipende dallo stipendio e dal tipo di contratto, meglio ancora se contiene le parole “a tempo indeterminato”. E cosi a Modena, aziende come Mc Donald’s vedono tra le file dei candidati laureati e studenti universitari. Tutti in attesa di un colloquio per entrare nella grande catena di fast food per friggere patatine, se va bene, c’è anche chi si sente dire che non è idoneo, il tutto per un contratto a tempo indeterminato.
La fila per essere assunti nelle cucine di Mc Donald’s è solo una delle tante storie. A qualcuno sarà anche capitato, passando da Acicastello, di vedere centinaia di giovani in “business dress code “, in attesa delle selezioni per la compagnia aerea Etihad. L’età va dai 21 ai 35 anni, chi ben preparato e chi meno l’aspettativa era sempre la stessa: «speriamo di essere presi», per la serie «io, speriamo che me la cavo».
Sogni e ambizioni sempre più spesso messe da parte, non è più così importante il “cosa vuoi fare da grande” ma il tipo di contratto che ti offrono.