Notizia di pochi giorni fa: è rimbalzato sulla rete un allarme tagli ai fondi delle borse di studio, che sarebbero a rischio per gli universitari dell’anno accademico 2014/2015.
Si tratta ancora solo di voci, trapelate da note testate giornalistiche quali il Messaggero e il Giornale. I tagli previsti riguarderebbero anche i corsi di recupero per gli studenti liceali, che a settembre dovranno colmare i debiti formativi. Stando alle stime compite dalla Flc Cgil, un terzo degli studenti che devono colmare il debito dovrà farsi carico delle spese per le lezioni di recupero. Ricordiamo che negli ultimi quattro anni i fondi necessari ai corsi di recupero estivi sono crollati del 50%, con un risparmio per le casse dello Stato di 180 milioni.
Aspettando un pacchetto di riforme annunciato dal Ministro Giannini dopo il Piano Scuola (ma se ne parlerà a settembre), c’è da sciogliere il nodo “risorse”. Perché se l’opinione pubblica è concentrata (a ragione) sulle riforme istituzionali, il pericolo di piccole ma significative manovre correttive (che tradotto dal “politichese” si chiamano tagli alla spesa) è reale. E in Italia non siamo nuovi a manovre correttive proprio durante le vacanze estive, quando l’attenzione mediatica fisiologicamente si abbassa: torna, infatti, ad accendersi la polemica sull’assegnazione delle borse di studio per gli universitari capaci, ma impossibilitati a raggiungere il traguardo della laurea senza l’aiuto dello Stato.
Il motivo dell’allarme nasce dal ritardo del ministero di viale Trastevere ad emanare il decreto sul diritto allo studio attuativo del disegno di legge 68/2012, relativo ai livelli essenziali delle prestazioni che dovrebbe ammodernare le soglie minime di assegnazione delle borse di studio. Secondo le associazioni studentesche, più che accelerare l’iter, il dicastero sembra portare avanti una bozza che, di fatto, tende a fissare parametri più restrittivi per l’assegnazione degli assegni. Le nuove soglie di reddito tardano ormai da più di un anno, con gli indicatori Isee e Ispe, che il ministero avrebbe dovuto adeguare al costo della vita corrente. Per ora sembra prevalere la bozza del 13 marzo 2013 firmata dal ministro Francesco Profumo, ripresa dall’attuale ministro Giannini. Così Camilla Mozzetti, sul Messaggero:
«Un testo che prevede diverse modifiche al ribasso per l’assegnazione delle borse. All’articolo due, ad esempio, la bozza prevede l’introduzione di un’età massima per poter beneficare dei contributi. Sono esclusi gli studenti che entro 25 anni non siano iscritti al primo anno di un corso di laurea e quelli che al compimento del 32esimo anno non abbiamo presentato l’iscrizione a un corso di laurea magistrale. Si passa poi ai requisiti di merito per l’erogazione delle borse: vengono aumentati i crediti formativi necessari per ottenere l’assegno in tutti i corsi di laurea».
Si parla di eventuali tagli che secondo le stime ridurrebbero gli idonei del 30 % ( 50 mila potenziali borsisti in meno). «Una proposta inaccettabile – spiega il coordinatore nazionale dell’Udu, Gianluca Scuccimarra – in un contesto già gravissimo, in cui si garantisce una borsa solo a pochi iscritti». Un quadro che si fa più cupo se pensiamo che già l’anno scorso gli studenti idonei a ricevere una borsa di studio furono 175.993, mentre i borsisti che alla fine la ottennero furono solo 141.310; e la cornice non è da meno: a causa anche alle difficoltà economiche delle famiglie per sostenere le spese universitarie , negli ultimi tre anni ci sono stati 30 mila immatricolazioni in meno.
Insomma, il pericolo di nuovi tagli al diritto allo studio c’è e va seguito costantemente: magari, un “sano” allarmismo mediatico (anche un po’ eccessivo, come in questo caso) potrebbe giovare alla causa di migliaia di studenti a rischio.
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