Innanzitutto il preside di facoltà ha descritto i luoghi, sottolineando che la principale motivazione per cui le scale e i pavimenti appaiono evidentemente corrosi nelle foto scattate nel 2011 è la pessima qualità del marmo. Inoltre non è da tralasciare il fatto che lo spazio aperto, che versa nelle medesime condizioni, è un punto di passaggio di pesanti apparecchiature, ed è soggetto a infiltrazioni d’acqua. Il docente ha specificato che il dipartimento fu il primo a ricevere notizia e ad applicare le direttive del 1995 per i laboratori chimici, oltre a distribuire manuali agli studenti, redatti da coloro che frequentavano il dottorato di ricerca nel medesimo Dipartimento. In seguito, la precisione e la cautela a cui ha fatto riferimento il professore Ronsisvalle non è venuta meno, data l’approvazione da parte dell’Università di numerosi altri atti, in termini di sicurezza.
Sono stati citati degli esempi a dimostrazione della cura con cui si è, nel corso degli anni, rimediato agli eventuali problemi: nel 1998, a seguito di una segnalazione avente ad oggetto un odore di acetone proveniente dal laboratorio del secondo piano, sono stati tenuti una serie di incontri da parte della commissione sicurezza; in particolare, durante il secondo, si stabilì di ispezionare i sifoni degli scarichi, di controllare le cappe e i relativi sistemi di aspirazione, in modo da individuare la matrice della maleodoranza sì da porvi rimedio. Il risultato si ebbe nel 2001, quando si ipotizzò che essa probabilmente proveniva da rifiuti tossico nocivi versati nei lavandini, le cui tubature conducevano nel seminterrato.
A rendere il tutto più complicato influisce altresì il sistema “particolare” della cittadella universitaria catanese, in quanto le cappe di aspirazione gettavano l’aria nel sistema di ventilazione degli uffici, come indicato dal penalista Granata; il quale prosegue affermando innanzitutto che è normale percepire degli odori particolari trovandosi in un laboratorio chimico, e in secondo luogo che non è detto che tali odori fastidiosi siano nocivi, ma anche in tal caso gli operatori del dipartimento si sono sempre mossi con cura e attenzione, segnalando loro stessi le strane esalazioni, in quanto erano i primi a frequentare quegli ambienti, a respirare quella presunta aria malsana e, di conseguenza, nell’ipotesi in cui sia configurabile un reato, a potersi considerare più vittime che carnefici.
Ultimo punto su cui si sofferma l’avvocato riguarda il dato statistico secondo il quale gli studenti deceduti mostravano forme di tumori diversi tra di loro, e le indagini condotte nell’area catanese e tra la sua popolazione non evidenziano differenze numeriche significanti rispetto alle percentuali riscontrate nel corso degli anni tra gli abitanti della provincia colpiti dalla malattia.
Una prova valida sarebbe stata dimostrare che le condutture degli edifici del dipartimento fossero fatiscenti e
La prossima udienza è fissata per venerdì 6 giugno, durante la quale proseguirà la discussione. La sentenza di primo grado è dunque prevista per l’estate o per il prossimo autunno, in quanto, secondo il calendario delle udienze future, si presume che le repliche si terranno durante il mese di luglio.
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