In quanto programmatico, il Def non può entrare nel dettaglio di alcuni provvedimenti, che dunque vengono solo accennati : per esempio si pensa ad un nuovo contratto per l’istruzione pubblica destinato a velocizzare il reclutamento di insegnanti e dirigenti nonché a diversificarne la carriera. Il passaggio più importante è tuttavia quello dedicato ai due miliardi di euro stanziati per gli interventi di edilizia scolastica. Nello specifico che effetti avranno? Innanzitutto la priorità è la messa in sicurezza delle strutture, in secondo luogo si penserà ad efficienza energetica, rischio antisismico e alla costruzione di nuove scuole. Sarà quasi una manovra a “saldi invariati”, visto che i fondi arriveranno da canali diversi come Inail, mutui della Banca europea per gli investimenti e vecchi e nuovi fondi Ue. È anche prevista l’attuazione dell’Anagrafe dell’edilizia scolastica, per sapere come stanno i posti in cui bambini e ragazzi studiano e trascorrono gran parte delle loro giornate.
L’altro raggio d’azione è costituito dal rapporto dell’istruzione con il mondo del lavoro. Al netto della Garanzia giovani, ormai in partenza per contrastare l’esplosione dei Neet (giovani che non studiano, non lavorano e non fanno tirocinio), il Def prevede un aumento delle ore trascorse in azienda durante il periodo scolastico e un piano di rafforzamento dell’istruzione tecnica, sulla scia del modello degli Itis. L’obiettivo è quello di migliorare le scuole tecniche, sempre più distanti dal mondo del lavoro. Una novità sarà l’introduzione del dottorato industriale sostenuto da un credito d’imposta da 600 milioni in tre anni. Per quanto riguarda le startup, ci sarà il rinnovo dei Contaminations Lab ( luoghi di contaminazione che promuovono la cultura dell’imprenditorialità,dell’innovazione e nuovi modelli di apprendimento) del ministero dell’Istruzione e la spinta agli spin-off universitari.
Altri obiettivi sono: la diffusione massiccia della lingua inglese dalla scuola primaria all’università secondo il Clil, il metodo Content and Language Integrated Learning di fatto già applicato da quattro anni nei licei linguistici. In pratica, si insegneranno discipline non linguistiche in lingua straniera: matematica, storia, filosofia, informatica. Spazio anche alla diffusione del wifi negli istituti oltre a generici rilanci dell’“integrazione delle tecnologie digitali” in ambito didattico. Ultimo punto, la scelta di risorse open source come strumenti informatici soprattutto a livello superiore. Altro capitolo spinoso sarà il nuovo metodo di valutazione. Nel Def si indica infatti la necessitò di dare “piena attuazione, a partire dall’inizio del prossimo anno scolastico, del Regolamento per l’applicazione del Sistema Nazionale di Valutazione delle istituzioni scolastiche. Valutazione e incentivi alle università migliori (Anvur)”. Si punta insomma al merito per raffrontare i nostri istituti, che rimediano sempre pessimi giudizi Ocse-Pisa, a quelli europei e accodarsi alla linea dei test Invalsi introdotti nel 2008 per gli studenti di terza media.
Daniele Greco
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