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Politici siciliani: il pagellone

«Noi fummo i Gattopardi, i Leoni; quelli che ci sostituiranno saranno gli sciacalletti, le iene; e tutti quanti Gattopardi, sciacalli e pecore continueremo a crederci il sale della terra.»

Sicilia , infinito laboratorio politico. D’altronde è la terra dei Gattopardi, delle alchimie fantapolitiche, delle liti prima degli accordi, degli accordi prima delle liti. Se nel vastissimo repertorio lessicale siciliano dovessi scegliere un detto,una parola , una frase che rispecchi il modus operandi politico nostrano, quello è il “moviti femmu”. Un termine così proprio della nostra terra che è impossibile tradurlo in italiano. Conservatorismo, immobilismo, progressismo, piccole rivoluzioni 2.0, “civismo”, c’è di tutto.  Questo 2013, ormai andato, conferma questa tradizione secolare: provando a stilare un resoconto sui politici nostrani, si trovano delle difficoltà valutative non indifferenti, proprio perché la differenza tra vittoria e sconfitta, tra maggioranza e opposizione, tra vincitori e vinti, tra bianco e nero , è, in questa magnifica isola, alquanto labile e insidiosa. Potete capire, cari lettori, che fare una sintesi con tanto di giudizio è un compito arduo: noi, aspiranti Don Abbondio,  ” vasi di coccio fra vasi di ferro” ci proviamo, utilizzando la massima prudenza del caso. 

Non possiamo non partire con l’agrigentino Angelino Alfano: il 2013 ha battezzato il passaggio da delfino del berlusconismo a democristiano 2.0 . Il suo “consenso”, bacino elettorale, è tutto da dimostrare; nonostante le accuse di tradimento da parte dei falchi e falchetti, di tutto si può dire di lui tranne che sia uno sprovveduto: in un solo anno ha ricoperto il ruolo di segretario del Pdl , si è seduto al tavolo delle consultazioni e in seguito ottiene la carica di vicepremier e Ministro dell’Interno. Malgrado qualche “piccolo” incidente di percorso (caso Shalabayeva, sic), l’ex Guardasigilli  ne è uscito indenne, forte della sua posizione strategica all’interno del Governo. Fatto ancor più eclatante,  rappresentante  dei filo-governativi, delle colombe pdelline,  guida un divorzio (consensuale, anche se il dubbio rimane) con Berlusconi, formando un nuovo partito ,Nuovo Centrodestra, di cui è il segretario .  A prescindere dalle critiche legittime sul merito delle proposte e dei metodi usati, sulla persona o sul suo passato da Ministro della Giustizia , è stato uno dei protagonisti indiscussi di quest’ anno. Ambizioso.

Il connubio di eccentricità e pragmatismo rende Rosario Crocetta una figura del tutto atipica dello scenario politico siciliano. Il primo anno del suo governo all’Ars porta con sé luci ed ombre: se da un lato c’è la riconoscenza , anche da parte dell’opinione pubblica, di aver operato dei tagli a sprechi indecorosi, di aver quanto meno provato a rimodulare la spesa pur sempre tenendo conto degli effetti in termini di occupazione, che un’eventuale riforma sugli enti pubblici ,tanto salutare quanto drastica,  potesse avere (il caso dei forestali è emblematico, 24 mila unità, nell’ultima finanziaria ci sono stati tagli per 150 milioni: il risultato è un orario di lavoro inferiore per i precari, che però sono riusciti a limitare i danni salvando il posto ),  dall’altro si ha l’idea che si navighi a vista, dato che non esiste una maggioranza politica effettiva e che più volte ci sono stati attriti tra il partito maggiore di governo (PD) e l’ex sindaco di Gela.  Casus belli : la troppa “indipendenza” che ha assunto il Megafono (movimento politico fondato per l’appunto da Crocetta ) nei confronti del PD, il partito di provenienza del governatore  . Evanescente l’esperimento politico dell’appoggio esterno del M5S, che ha addirittura proposto una mozione di sfiducia a ottobre, respinta dall’Ars, si provano adesso convergenze col Nuovo Centrodestra di Alfano. Nuovo? Mica tanto. Gattopardesco Equilibrista.

La nota “dissacrante” del panorama politico siciliano: il neo sindaco di Messina, Renato Accorinti. Una vita dedicata alla collettività,  premiata dai messinesi con una vittoria insperata alla vigilia.  Accorinti ha vissuto cento delle nostre vite. Il “sindaco scalzo”(denominato così  per essere entrato al comune di Messina a piedi scalzi il giorno del suo insediamento ), pacifista fino al midollo, non appena eletto si è presentato alla Festa delle Forze Armate del 2013 in jeans e t-shirt con la scritta “Tibet libero”. Membro storico del movimento No al Ponte nel 2002 per un giorno e una notte espose a circa 220 metri di altezza due striscioni contro il progetto di costruzione del ponte.  Da sempre in prima fila sulle questioni ambientali, di propria iniziativa, non ricevendo risposte concrete da parte dell’amministrazione pubblica dopo le sue continue sollecitazioni a sfruttare le aree militari nel territorio cittadino, a suo parere, scarsamente utilizzate o in completo disuso, individua delle aree specifiche nel centro cittadino e con l’ausilio di alcuni suoi giovani studenti e Rom, armato di vanghe e zappe, pianta degli alberi (era il 2009). Sensibile al tema dell’immigrazione, ha allestito una tendopoli (sfortunatamente allagata dopo alcune piogge) come centro accoglienza in un campo da baseball.  Basta solo questo breve excursus per capire il perché i messinesi abbiano scelto proprio lui.  Purtroppo in questi primi sei mesi ancora non c’è stata la svolta tanto sperata, a conferma che , sebbene si abbiano tutti buoni propositi, bisogna terribilmente tornare alla dura realtà: al neo sindaco spetta la sintesi tra il suo sano idealismo e un più efficace pragmatismo. Promessa

.Passiamo adesso all’unica compagine con una grande consistenza elettorale che è fuori ,nel bene e nel male, dal coro politico non solo regionale.  Il M5S siciliano si conferma anche quest’anno protagonista della vita politica siciliana. Ragusa, eleggendo il trentasettenne Federico Piccitto, ha salvato Grillo dalla debacle delle amministrative , avvenute pochi mesi dopo il grande risultato alle politiche. Primi segnali di cedimento?  Il 2014 per gli attivisti 5stelle, ormai dentro le maggiori istituzioni, sarà un durissimo banco di prova e i primi esami saranno per le elezioni europee di maggio. Epochè

Last but not least,  Ingroia . Il magistrato della “trattativa stato-mafia”, dopo aver cercato di condurre invano l’estrema sinistra italiana fuori dall’inesorabile oblio con Rivoluzione Civile, trasferito ad Aosta (unica circoscrizione dove non si è candidato alle elezioni ), decide di non presentarsi sul posto di lavoro, decadendo automaticamente da magistrato. Nel frattempo Crocetta prima gli offre l’incarico di  presidente di Riscossione Sicilia, Ingroia accetta ma viene fermato dal Csm; dopo (16 luglio), stavolta con successo,sempre “l’equilibrista” gli affida il ruolo di commissario di Sicilia e-Servizi, la società pubblica per l’informatizzazione. Il 2013 per lui ha segnato il passaggio da magistrato di punta , a burocrate di un carrozzone pubblico; da simbolo dell’anti-mafia a Caronte dantesco traghettatore di nostalgici comunisti e “dipietristi” nel fiume Stige.  Non ci resta che il dubbio: cui prodest? Davvero un peccato veniale, che rischia di trasformarsi mortale per la sua credibilità. Con l’auspicio che le indagini e il processo, che lo hanno visto coinvolto, procedano nel migliore dei modi ,malgrado questa scelta imprudente.  Arrivista.

E secondo voi, chi è stato il politico siciliano protagonista del 2013? Naturalmente ho scelto le figure più importanti e simboliche, ma la lista potrebbe continuare, da Giusi Nicolini (sindaco di Lampedusa ) a Bianco (sindaco di Catania), dai “governativi” D’Alia -Miccichè al “maestro” ,prestato pro tempore alla politica, Franco Battiato .

 

Daniele Greco

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Daniele Greco

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