Colei che denunciò i mandanti dell’assassinio del figlio proprio il 30 Gennaio di 54 anni fa
Mafia, sinonimo di omertà. Non vedo, non sento, non parlo. Ovviamente, la regola non vale solo per gli uomini, i veri protagonisti della criminalità organizzata. Tante, forse troppe le donne che non sapevano o hanno fatto finta di non sapere. Donne che hanno taciuto e che poi, per salvaguardare la propria vita o quella dei propri figli, hanno deciso di rischiare, di rivelare il meccanismo che fa funzionare questa potente macchina del male rischiando moltissimo, se non addirittura la vita. Carmela Iuculano, Vita Rugnetta, Michela Buscemi.. questi sono solo alcuni dei nomi di coloro che decisero di rompere il silenzio e collaborare con la giustizia.
Oggi, 30 Gennaio, viene ricordata però un’altra donna, la prima che decise che l’omertà doveva essere eliminata, che era sbagliato che quel silenzio non si trasformasse in un rumore assordante. Questa donna è Serafina Battaglia che, il 30 Gennaio del 1962, denunciò gli assassini, i mandanti e gli esecutori dell’omicidio del figlio Salvatore per vendicarne la morte. Rimasta vedova due anni prima per le solite guerre tra bande che per troppo tempo hanno macchiato la nostra isola, il figlio cominciò ad escogitare un modo per vendicare il padre. Tuttavia, l’attentato non ebbe esito positivo e il ragazzo si ritrovò a pagare il torto con la vita. Nonostante la potenza di quei mafiosi, Serafina Battaglia si fece coraggio, capendo che non è con la mafia che si risolvono i problemi, bensì con la giustizia. Benchè tutti coloro che cercarono di venirle in aiuto fossero stati uccisi dalla mafia, lei non si arrese e depose la sua testimonianza in altri tribunali in tutta Italia, rendendosi preziosissima testimone di molti processi.
“Se le donne dei morti ammazzati si decidessero a parlare così come faccio io, non per odio o per vendetta ma per sete di giustizia, la mafia in Sicilia non esisterebbe più da un pezzo”. Serafina Battaglia fu una donna coraggiosa e al suo gesto è necessario conferire un valore inestimabile. Nonostante tutto le fosse contro, la società, gli schemi convenzionali appartenenti ad essa, la mafia di cui anche lei stessa era stata parte, decise di sfidare tutto e tutti per amore di suo figlio, del sangue del suo sangue. Morta nel 2004, va ricordata non solo come madre, ma anche e soprattutto come donna il cui esempio è senza dubbio servito a tante altre donne che ne hanno seguito le orme per proteggere ciò che avevano di più caro. Di sicuro, queste donne le devono molto, così come tutti noi. Per questo, ogni 30 Gennaio, cerchiamo di ricordare il suo gesto, attribuendole il rispetto e l’importanza che effettivamente merita.