Il 23 Agosto è stato convertito in legge il Decreto Lavoro del governo Letta. Il decreto tenta di rilanciare le assunzioni a tempo indeterminato da parte delle imprese e lo fa attraverso la concessione di alcune agevolazioni contributive , con uno stanziamento complessivo di 1,5 miliardi tra fondi europei e risorse nazionali, di cui 794 milioni per la stabilizzazione degli under 30 . Il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, ha spiegato che il decreto coinvolgerà circa 200.000 persone. “Puntiamo a dare un colpo duro alla grandissima piaga della disoccupazione giovanile … battaglia che vogliamo combattere con forza e determinazione” ha dichiarato il premier Enrico Letta.
Entriamo più nel dettaglio. Innanzitutto vi è un riconoscimento ai datori di lavoro, che assumono giovani lavoratori svantaggiati di età fino a 29 anni, di uno sgravio contributivo ( pari ad un terzo della retribuzione mensile lorda imponibile ai fini previdenziali) che può arrivare a 650 euro mensili per 18 mesi (l’incentivo si applica quindi per retribuzioni fino a 1950 euro) . Tale agevolazione, ma per 12 mesi, è concessa anche per le trasformazioni di rapporti di lavoro già in essere in contratti a tempo indeterminato, sempre con gli stessi vincoli . Infatti, gli sgravi fiscali saranno erogati se aumenta l’occupazione complessiva dell’impresa (la verifica va fatta calcolando l’incremento occupazionale netto, ovvero la differenza tra il numero dei lavoratori rilevato in ciascun mese e il numero dei lavoratori mediamente occupati nei dodici mesi precedenti all’assunzione). Naturalmente l’incentivo è applicabile qualora l’incremento non venga mantenuto in certi casi particolari:
La fascia di età incentivata è tra i 18 anni compiuti ed i 29 anni e 364 giorni.Contestualmente , i lavoratori coinvolti devono essere:
L’incentivo spetta a:
Gli incentivi non spettano se :
Ci sono novità anche su tirocini e apprendistati. Viene destinato un milione di euro alla promozione di tirocini formativi nelle attività e servizi per la cultura per giovani fino a 29 anni. Un altro fondo (due milioni annui per il 2013, 2014 e 2015) va a sostenere tirocini formativi e di orientamento presso gli enti pubblici. Ci sono 10,6 milioni, per i tirocini curriculari degli studenti iscritti ai corsi di laurea nell’anno accademico 2013-2014 : saranno le università a dover attivare gli stage, di almeno tre mesi, con enti pubblici o privati. Le risorse (200 euro al mese a studente) vanno assegnate sulla base di regolarità del percorso di studi, media dei voti degli esami, condizioni economiche dello studente . Infine, si prevede che il ministero dell’Università, di concerto con le Finanze, definisca piani triennali per attivare tirocini formativi extracurriculari degli studenti del quarto anno delle superiori, con priorità per quelli che frequentano istituti tecnici o professionali. Infine, non mancano le misure per il Mezzogiorno, che confermano la necessità di un cambio di rotta ,per abbassare un tasso di disoccupazione ormai insostenibile :
E’ chiaro che la priorità del Governo è quella di collocare, quei soggetti che, sprovvisti di titoli di studio, restano fuori da un mercato del lavoro, già complicato di suo. Sul gioco delle priorità non mi voglio sbilanciare, comprendendo le difficoltà e le esigenze di un esecutivo, che ha delle emergenze da risolvere; ma un appunto va fatto . L’università italiana risulta essere la grande esclusa da questo Decreto Lavoro, che punta solo ed esclusivamente al ribasso : le poche decine di milioni di euro , destinati per i soli tirocini , sono senza dubbio insufficienti per ridurre le distanze tra il mondo universitario e quello lavorativo. Distanza che va assolutamente colmata, con mezzi adeguati al servizio di nuove idee, di nuovi modelli al passo coi tempi e competitivi sul piano internazionale. Se un primo passo, nel decreto, è stato fatto con l’alternanza scuola-lavoro per gli istituti tecnico-professionali, lo stesso, purtroppo, non si può dire per l’università . Si è persa un’altra buona occasione per scommettere sull’università, sulla qualità, ambire a qualcosa di più della semplice idea di rattoppare i buchi dove è possibile: quell’idea di sostentamento a cui , con questo andazzo, siamo sempre più abituati .
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