Sta diventando una vera e propria “vicenda mediatica” quella che, da alcune settimane a questa parte, continua a spopolare su testate giornalistiche e social network. Stiamo parlando del tanto popolare quanto discusso Matrimonio svoltosi alll’ex Monastero dei Benedettini, sede del Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’Università di Catania.
Un’ammirevole e invidiabile struttura che acquista ancora più fascino e bellezza se è sera, le luci illuminano i moduli decorativi della facciata, dagli alberi pendono delle incantevoli lanterne, candele bianche delineano gli spazi con la loro tremolante fiamma e candidi gazebi proteggono dalla calura estiva.
Aggiungiamo una giovane donna in abito da sposa e un uomo in smoking nero e il Monastero si trasforma d’incanto in una location ideale dove festeggiare il proprio ricevimento nuziale.
Appena sparsa la voce dell’evento non sono mancate le polemiche: «È giusto affittare un bene pubblico per scopi privati? Si può fare? E, se sì, quali sono i costi e i doveri che gli affittuari hanno?»
Queste sono state le domande che in molti si sono posti all’indomani del “matrimonio”. E a queste domande ha dato risposta il Rettore dell’Università di Catania Giacomo Pignataro che, in uncomunicato stampa ha tenuto a precisare che gli spazi per il suddetto ricevimento erano stati regolarmente concessi come previsto dal «regolamento sull’uso dei locali di proprietà dell’Ateneo per iniziative non direttamente rientranti tra le attività istituzionali, approvato dal Consiglio di Amministrazione lo scorso 25 maggio 2012» (vedi delibera)
Le parole di Pignataro non sono però bastate a spegnere le voci di dissenso.
Eccosi aperta una querelle tra “favorevoli e contrari”,“innovatori e conservatori”.
Molti si sono lamentati di macchie di cera e di olio sul pavimento di pietra lavica e persino di puzzolenti avanzi di cibo.
Rosanna Savoca, un’invitata al banchetto nuziale, ha inviato una lettera aperta a La Sicilia nella quale sostiene che «il ricevimento è stato un momento d’incontro […] in cui si sono ritrovati esponenti della “Catania Bene” che non si sarebbero mai sognati di deturpare le bellezze del nostro convento […]. Entrando nel cortile appena all’ingresso, si notava immediatamente la differenza delle condizioni del luogo tra un giorno comune e la sera della festa, in quanto erano state fatte molte migliori private, tranne che nel fossato degli scavi dell’antica via romana che era, come sempre, ricettacolo d’immondizie!».
Antonino Leonardi, che in qualità di responsabile dell’ufficio tecnico ha dedicato trent’anni al restauro del complesso, ha risposto a questa con un’altra lettera aperta indirizzata a La Sicilia in cui fa sapere di essere d’accordo sul degrado ma «resta il fatto che i danni accertati assommerebbero a qualche decina di migliaia di euro». Leonardi ricorda inoltre che, dal 2002, «il Monastero dei Benedettini e la annessa chiesa, appartengono al Patrimonio dell’Umanità.L’Università e il Comune devono considerarsi solo custodi responsabili della tutela e della conservazione in buono stato del complesso monumentale. Ovviamente, occorrerà anche individuare accorti percorsi di gestione, attenti e qualificati “guardiani” e coinvolgere benemerite istituzioni che intendano partecipare ai prevedibili oneri; ma solo così sapremo mostrare all’Umanità di essere buoni amministratori del Patrimonio che i nostri antenati ci hanno lasciato in eredità: è questo il mio modo di intendere il senso civile dell’espressione “bene comune”».
In merito alla questione il Rettore ha precisato che «sono già state accertate le condizioni del rilascio dei luoghi concessi e quantificati i danni subiti dalla struttura, da considerarsi interamente a carico dei richiedenti» e che «si riserva comunque di rivedere i contenuti del regolamento sull’uso dei locali universitari e di valutare la compatibilità tra eventi di questo genere e strutture dall’elevato valore artistico come l’ex Monastero dei Benedettini».
Certo siamo consapevoli che con i fondi pubblici ridotti all’osso sia inevitabile, e necessario, ricercare sovvenzioni dai privati, quindi che ben venga se il nostro Ateneo può trarre una fonte di reddito dall’affitto dei suoi locali ma perchè farlo svendendo?
Si ripeterà o no questo sarà stato il matrimonio più discusso dell’anno ma non certamente il più costoso dal momento che i due giovani sposi hanno dovuto sborsare una spesa irrisoria.