La settimana scorsa è avvenuta la premiazione nell’aula magna del Palazzo Centrale. Rosalia Pellegrino e Veronica Di Mauro: sono questi i nomi delle due vincitrici, che hanno meritato due premi rispettivamente di 1.000 e di 500 euro. Il tema trattato quest’anno è stato “Il Risorgimento in Pirandello e nella letteratura siciliana da Verga ai nostri giorni”.
Vorremmo adesso proporre l’intervista della vincitrice del primo premio, Rosalia Pellegrino. La giovane studentessa, anche mamma a tempo pieno, si è mostrata disponibile a rispondere alle nostre domande e per la sua vittoria ha ringraziato i genitori, il marito e la figlia. Ci ha inoltre fornito il suo elaborato, che è possibile scaricare.
Rosalia ti facciamo i nostri complimenti per la vittoria del Premio Pirandello. Volevamo chiederti cosa ne pensi dell’iniziativa proposta dall’E.R.S.U.
Rosalia: « Sono contentissima per il primo premio. E’ stata una bellissima esperienza. Ho partecipato perché l’argomento e il tema era mio, nel corso della mia carriera universitaria ho approfondito questa tematica. E’ nato tutto perché l’ufficio stampa dell’E.R.S.U. ha pubblicato il bando verso settembre ottobre, ancora le lezioni non erano iniziate e io mi sono detta :“Perché non partecipare?”. Questi concorsi organizzati dall’E.R.S.U. spingono a continuare, a crederci, stimolano la creatività dei giovani. »
Immaginiamo sia stata una giornata carica di emozioni, quale è stato il tuo primo pensiero non appena ti hanno annunciato di essere la vincitrice del Premio Pirandello?
Rosalia: « Naturalmente ho abbracciato mio marito, mia figlia e mia mamma, perché me li sono portati. Il primo pensiero …. ero soddisfatta del lavoro che avevo fatto, e in qualche modo soprattutto visto i tempi in cui giovani, che seguono un itinerario culturale a livello di massa, non siano tanto incentivati. Io ho poca fiducia nelle mie capacità e sono molto timida, soprattutto in quel contesto: c’era un’aula gremita di professori, di persone appartenenti all’ambito culturale della nostra città, io volevo sprofondare. Ero emozionata. Poi quando l’attore Leo Gullotta ha letto il mio componimento, esso ha preso anima, naturalmente con la sua lettura magistrale. Quando mi hanno dato parola, mi è mancata perché è venuta mia figlia. Io stavo cercando di parlare, è arrivata mia figlia e mi sono sciolta, parlavo per sillabe. Vedere mia figlia lì che condivideva con me perché,bin qualche modo, la scelta di frequentare questi corsi di studio mi è venuta dopo che lei è nata. Io ero iscritta in Giurisprudenza. Il mio amore è sempre stato per le lettere.»
E’ la prima volta che presenti un elaborato o ti sei più volte confrontata con l’esperienza della scrittura?
« Si, è stata la primissima volta, perché sottovaluto molto le mie possibilità. Vorrei anch’io scrivere un libro, però forse ancora non sono pronta.»
Dato che il tuo elaborato è visibile e scaricabile dagli studenti, ci chiedevamo se nel corso della composizione del testo hai incontrato qualche difficoltà nel trattare questo tema, e se così è ti chiediamo: quale è stata?
Rosalia: «No no, l’imput a trattare questo tema è nato nel corso della mia carriera universitaria. Naturalmente io ho citato molti più autori; mi ricordo che nel corso di Letteratura Italiana avevamo letto I Viceré, Il Gattopardo di Tomasi di Lampedusa, che è il tema della mia tesi di laurea. Dopo che il tema della libertà in Verga era già stato approfondito, ho approfondito invece Consolo con Il sorriso dell’ignoto marinaio e soprattutto l’ho posto alla fine perché in tutti gli autori che ho citato prima, così come anche in Sciascia, quello che veniva alla luce è un approccio negativo riscontrabile nella realtà, invece in questo romanzo abbiamo la figura di un barone che aiuta i poveri.»
E’ la prima volta che partecipi al Premio Pirandello? O hai già tentato di vincere gli scorsi anni?
Rosalia: « E’ il primo concorso letterario a cui io partecipo.»
In seguito alla vittoria hai ricevuto una somma di denaro, come ha detto il Dott. Andrea Cappellani, «simbolica rispetto al lavoro che gli studenti hanno fatto». Hai già idea di cosa fare con il denaro ricevuto?
«Li metterò da parte perché naturalmente i costi dell’università sono onerosi, anche perché a me piacerebbe insegnare, dato che i tre anni non sono abilitanti, e dopo questi due di filologia moderna, ci aspettano i TFA: un’altra presa per i fondelli. Questa genialità del governo arriva a gravare nelle nostre spese. Il mio sogno più grande sarebbe entrare nelle cerchia dei professori, la strada è lunga e i tempi chiudono le porte alla cultura, soprattutto alla formazione umanistica, che è molto sottovalutata».
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