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Atteso, stavolta in veste di autore, dai suoi tanti fans accorsi in numerosi all’evento. Giuliano dopo il leggero ritardo, sulle note di “Ti è mai successo” varca le soglie della libreria Cavallotto accomodandosi nel palco predisposto ad hoc. L’intervista parte dalla notizia che Barack Obama ha consegnato un premio ai Led Zeppelin, grande gruppo che con la loro musica attraversa qualsiasi generazione. Giuliano afferma che li ha scelti come colonna sonora per il suo libro pensando al concerto tenutosi a Londra nel 2008 di cui è uscito il film 3 anni dopo, talmente tanta fu l’enfasi. “Tutte le generazioni ascoltano i Led Zeppelin, è un premio alla loro immortalità, sono un esempio gradito da seguire che ci accompagna durante la giornata”.
Ridacchia qua e là Giuliano ma confessa di aver avuto paura della forma che avrebbe assunto il suo romanzo una volta ultimato, però la sua convinzione è più forte del pregiudizio di essere considerato uno dei tanti che ha scritto un romanzo, dinanzi alla qualità è soltanto una soggezione infondata. Parlando del protagonista, afferma che la bellezza della diversità è fonte d’ispirazione difatti lui si descrive l’opposto rispetto ad Edoardo, anche se si lascia trasportare da una vena malinconia in quanto avrebbe voluto forse un rapporto diverso con il padre che gli è stato fin troppo amico: “Avere le parole come territorio libero ti permette di essere chi non si è, nessuno mai potrà toglierti questa libertà”.
L’incipit del romanzo?:”Volevo raccontare una storia di segni indelebili, mostrare le due facce della responsabilità dei gesti, si nasce già scelti con un nome definito non deciso da te, ma non deve essere visto come una prigione, i gesti visti anche come condizionamento verso gli altri (il padre macellaio che influenza il figlio)”. Per raccontare tutto ciò ha usato l’immagine può visibile ed apparisce ossia il sangue, è tanto naturale ma innaturale nello stesso tempo all’interno dell’infanzia di un bambino.
Dal sangue alla carne, l’intento di Giuliano è tutto simbolico, vuole mettere al centro della scena l’uomo anzi ri-mettere in quanto ha perso il suo ruolo a discapito della crisi economica, a cui sembra quasi che tutti ci si stiano abituando: “L’uomo c’è ancora, non è stato ucciso dalla crisi, è l’uomo che governa la crisi senza di lui non esisterebbe, nel caso in cui dovesse scomparire l’uomo scompare anche lei, anche nell’ipotesi peggiore l’uomo ne uscirebbe vincitore, questo perché è l’uomo il produttore di ogni cosa e non il prodotto”.
Dall’amicizia all’amore, introdotte come delle droghe alla latina e alla greca da Bacco a Zeus, ad Era: “Innamorarsi, è giustificato perdere i sensi, in quel momento si generano tante cose, vivo bene, sorrido tanto, scrivo tanto quasi quasi è più bello dell’amore”. “L’amicizia non ha un tempo predefinito, come l’amore non bisogna avere affanno nel consumarli, anzi se sono sentimenti autentici lo curano.”
I Negramaro che posto hanno occupando nella stesura del libro?:” Beh, per il decennio siamo pronti a grandi festeggiamenti ma loro si sono mostrati ancora più gasati di me per il libro, nel casale a Parma avevo l’abitudine di leggere ad alta voce alcuni passi per vedere come suonavano.”
Lo Shakespeare del XXI sec., la scelta del linguaggio non è stata casuale, ossimori e metafore ed intuizione questi gli elementi più pregnanti ti aspetti più comunicabilità? :” Non è affatto un gioco d’intrattenimento, io ne sono ammaliato, la ricerca della parola giusta al posto giusto, i diversi significati che può assumere e le sue sfaccettature nel campo semantico. Il titolo stesso ne è frutto, avrei potuto intitolarlo come la canzone di Claudio Villa, Un amore così grande, ma ho pensato che lo spacciatore di carne avrebbe catturato di più, ne avrebbe subito reso l’idea. Così come le canzoni, non sono mai uniche ognuno gli mette sempre del suo, sono per chiunque.”
Scriverai ancora? “Einaudi me l’ha proposto di rinnovare, per adesso penso al tour con i Negramaro, quando avrò un altro libro pronto se ne parlerà”.
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