La Loi Travail, il Jobs Act francese, ha scatenato da mesi le proteste di tanti giovani che con determinazione gridano il loro dissenso alla precarietà. Fra loro anche dei nostri connazionali.
François Hollande e Myriam El Khomri, Ministro del Lavoro, fronteggiano da tempo ormai l’opposizione degli studenti francesi e delle categorie di salariati insofferenti al progetto di legge Loi Travail. Per giovedì 26 maggio è prevista la quinta manifestazione del mese maggio che si aggiunge alle decine dei mesi scorsi. Lo sciopero dei camionisti, una delle categorie più colpite, ha messo il paese in ginocchio: nella zona nord-ovest della Francia è quasi impossibile fare benzina, si parla quindi di una vera e propria crisi del carburante.
Ma cosa criticano i coetanei d’Oltralpe? Ecco le critiche più forti alla Loi Travail, non tanto diversi dal nostrano Jobs Act:
“Né la repressione, né la propaganda del governo ci faranno tirare indietro! Uniti dalla determinazione, otterremo che la legge sia ritrattata, costi quel che costi!” tuonano i volantini distribuiti fuori dalle università per coinvolgere più anime possibili in questa lotta alla precarietà.
Il mese di aprile ha visto la nascita del movimento sociale Nuit Debout (lett. Notte In piedi), evento che per tante sere ha raccolto agguerriti manifestanti nella zona di Republique, puntualmente dispersi dalle forza di polizia. Gli episodi di violenza sono stati innumerevoli da entrambe le parti: lacrimogeni e manganellate hanno risposto a spintoni e bombe carta.
In mezzo a questa Nuova Rivoluzione Francese, si trovano anche studenti stranieri. Chi per solidarietà, chi per condivisione di ideali o chi perché vorrebbe fare della Francia una nuova patria, in diversi si sono mescolati ai Parigini doc. Colpisce la storia di M., italiana, innamorata di un leader del movimento e che indossa una spilla speciale, un quadrettino rosso in stoffa, simbolo della battaglia alla Loi Travail.
“Sono andata incontro ai lacrimogeni e ho ricevuto una manganellata. Sono stata in questura dove sono stata registrata. Ci prendono e poi ci rilasciano a secondo dei casi; un mio amico è stato trattenuto perché gli hanno trovato addosso un coltellino svizzero. Ma non ci arrendiamo, i giovani hanno diritto a costruirsi un futuro!” dichiara la ragazza.
In Italia sarebbe realizzabile una protesta così duratura nel tempo?
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