“L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro ….”
Queste le parole del primo articolo della nostra Costituzione.
Parlare di lavoro ad una platea di futuri disoccupati o precari, e in piena crisi economica e politica, non è certo facile. Come altrettanto difficile è, da sempre, discutere di mafia in Sicilia.
Di lavoro, futuro e legalità si è parlato ieri nell’aula Santo Mazzarino del Monastero dei Benedettini. “Il lavoro come opportunità di riscatto sociale dalle mafie: alternative per lo sviluppo del paese” è, infatti, il titolo del convegno organizzato dal SIAP (Sindacato Italiano Appartenenti Polizia).
Tra gli invitati il Sottosegretario per il lavoro e le politiche sociali Nello Musumeci, che vede nel lavoro manuale lo strumento per riscattare una società sottomessa al potere mafioso e al lavoro nero che le organizzazioni illegali forniscono. Quale deve essere il ruolo delle istituzioni? Creare una classe dirigente più vicina alle problematiche sociali e meno corrotta. “Infine – afferma Musumeci – bisogna garantire maggiori opportunità ai giovani che non vogliono frequentare l’università e si trovano ad affrontare il mercato del lavoro”.
Nel breve ma significativo intervento telefonico il Procuratore Aggiunto del D.D.A. di Palermo Antonio Ingroia, parla della mafia come di un processo che matura e si evolve, ma che può finire grazie all’Antimafia della “convenienza”: quella che permette alla società di riappropriarsi dei beni confiscati alla mafia e, con l’aiuto di associazioni come Libera e dello Stato, di avviare attività imprenditoriali.
Importanti anche le testimonianze di uomini che ogni giorno lottano per la legalità, come l’Operatore della Squadra Mobile- Catturandi di Palermo , che parla di maggiore collaborazione dei cittadini nella lotta alla criminalità organizzata; e quella di Dario Montana, che racconta la sua storia di Commissario Straordinario dell’ASI e di vittima della mafia, poiché fratello del commissario Beppe Montana, ucciso nel 1985.
Quello che è emerso, alla fine del convegno, è il vedere nei giovani, nelle generazioni future, l’unico potenziale avversario di quella malattia che è la mafia; l’unico guerriero capace di combattere quel cancro che da secoli consuma la nostra splendida terra.
“La mafia è un fenomeno umano – diceva Giovanni Falcone – e come ogni fenomeno ha un inizio e avrà anche una fine”, solo attraverso il lavoro e la legalità noi, giovani desiderosi di costruire un mondo migliore, possiamo eliminare questo fenomeno.