Si tratta di una novità per i laureati in scienze delle religioni. Inizialmente, la procedura di selezione per insegnanti di storia e filosofia era riservata ai laureati in scienze storiche (LM84), scienze filosofiche (LM78) e in antropologia culturale ed etnologia (LM01).
Adesso, anche i laureati in scienze delle religioni (LM64) potranno partecipare alle procedure concorsuali per posti disponibili come insegnanti nelle scuole di ogni ordine e grado. Solo la laurea non basta: in quasi tutti i casi, bisogna fare delle integrazioni di crediti con degli esami integrativi da sostenere.
Requisiti per poter insegnare
Per insegnare italiano nelle scuole secondarie di I grado è necessario avere almeno 80 crediti, distribuiti nei settori scientifico disciplinari L-FIL-LET, L-LIN, M-GGR, L-ANT e M-STO: 12 L-FIL-LET/04, 12 L-FIL-LET / 10, 12 L-FIL-LET / 12, 12 L-LIN / 01 (Glottologia e linguistica), 12 M-GGR/01, 12 tra L-ANT / 02 o L-ANT / 03, M-STO / 01o M-STO / 02 o M-STO / 04.
Possono insegnare anche storia e filosofia, ma devono avere almeno 36 crediti nel settore scientifico disciplinare M-FIL di cui 12 M-FIL//01, 12 M-FIL /02 o M-FIL / 03 o M-FIL / 04 o M-FIL / 05, 12 M-FIL /06.
Polemiche
Di certo, il nuovo emendamento ha scatenato diverse polemiche in merito all’assegnazione del posto di insegnante per i laureati in scienze delle religioni. Questa laurea prevede un percorso storico, per cui il laureato è un esperto/studioso in storia delle religioni e antropologia delle religioni.
Un percorso che consegue un titolo pontificio e che dà accesso, insieme al possesso dell’idoneità diocesana, all’insegnamento di religione cattolica, disciplina per cui non esiste classe di concorso. Con l’emendamento approvato si equipara semplicemente il corso di laurea laurea LM64 agli altri sopra citati.
Monica Bergamaschi, Coordinamento UIL Scuola IRC Nazionale, afferma quanto segue: “Dire che i laureati in tale percorso universitario siano legati a filo doppio con la Chiesa e possano svolgere la mansione di insegnanti di religione, significa non aver compreso neppure l’argomento di cui tratta l’emendamento e sembra una forzatura grossolana utilizzata per screditare, ancora una volta, una categoria precisa di lavoratori”.