Privati si o no? C’è spazio per i mecenati del Terzo millennio nel governo del patrimonio culturale pubblico? Quanto è utile ricorrere agli sponsor per la tutela dei beni culturali nel nostro Paese?
La questione spesso ricorrente in questi ultimi anni sarà ‘presa di petto’ dal prof. Tomaso Montanari, esperto del barocco romano e “storico dell’arte militante”, che giovedì mattina (21 maggio) alle 10, nell’aula 3 del Palazzo centrale dell’Università illustrerà le ragioni della sua motivata “Critica del mecenatismo”.
Allievo di Salvatore Settis e autore di bestseller come “A cosa serve Michelangelo?”, “La madre dei Caravaggio è sempre incinta”, “Le pietre e il popolo”, “Istruzioni per l’uso del futuro. Il patrimonio culturale e la democrazia che verrà”, nell’ultimo volume “Privati del patrimonio” (Einaudi 2015), Montanari si inserisce prepotentemente nella diatriba tra ruolo del pubblico e del privato nella politica del patrimonio culturale, confutando il “dogma della privatizzazione” e sostenendo che non è conveniente distruggere il governo pubblico dei beni culturali basato sul sistema delle soprintendenze: un modello che, secondo lo studioso, va invece «rafforzato e messo in condizione di funzionare, perché è l’unico che consente al patrimonio di svolgere la sua funzione costituzionale. Che è quella di renderci più umani, più liberi, più uguali».
L’incontro è promosso dal dottorato di ricerca in “Studi sul patrimonio culturale” del dipartimento di Scienze umanistiche dell’Università, su iniziativa della prof.ssa Maria Rita Sgarlata, docente di Archeologia cristiana e medievale nel Disum.