Con una magnitudo di 7,3 è stato il terremoto più forte dell’intero territorio italiano; ventitreesimo nella classifica dei più devastanti del mondo (tra quelli storicamente accertati). Oltre 45 centri abitati distrutti, circa 60.000 vittime totali, strade spaccate in due e maremoti sulle coste.
Un fragore sotterraneo svegliò nel cuore della notte del 9 gennaio 1693 gli abitanti dell’intera valle, epicentro a Melilli e Sortino. Il giorno seguente la situazione sembrava essersi stabilizzata, ma le conseguenze più disastrose si sono invece presentate il terzo giorno, l’11 gennaio, in seguito all’ultima e apocalittica scossa. Per far comprendere meglio la tragicità dell’evento, solo a Catania morirono 16.000 persone su una popolazione di appena 20.000.
Secondo una stima, sono stati demoliti in tutto 2 vescovadi, 700 chiese, 22 collegiate, 250 monasteri, 49 città, con ingente danno al patrimonio artistico e culturale della Sicilia orientale. Si presume che il sisma si sia originato dai fondali non lontani dalla costa tra Catania e Siracusa, dati anche i successivi maremoti che hanno colpito l’isola in seguito al già devastante terremoto. Lo sciame sismico con le scosse di assestamento, si protrasse ancora per due anni con circa 1.500 eventi successivi registrati.
Volendo guardare al lato positivo della tragedia, proprio la distruzione degli edifici preesistenti ha portato alla rinascita barocca della zona: le chiese, i palazzi, le case e le città furono ricostruite seguendo i canoni di quel gusto barocco che si era diffuso tra il 600 e il 700, portando così alla nascita di stupende strutture di inestimabile valore architettonico e simbolico per la nostra regione.