Gli effetti dannosi combinati del fumo di sigaretta e dell’iperglicemia possono creare ancora più danno vascolare nei pazienti con diabete. Ma Il fumo può causare il diabete? Questo è l’oggetto di un’ampia ricerca internazionale che ha coinvolto esperti e docenti di tutto il mondo, tra cui il docente dell’Unict Roberto Purrello. La ricerca ha evidenziato che smettere di fumare mostra chiari benefici nel ridurre la mortalità nelle persone con diabete. Sebbene non esistano ancora certezze approfondite, la ricerca mette in evidenza come lo smettere di fumare può essere utile per prevenire e gestire il diabete e le sue eventuali complicanze macrovascolari e microvascolari.
La ricerca riscontra una diminuzione progressiva del fumo da sigaretta a livello mondiale, anche se ancora persiste la minaccia in particolare nell’Asia centrale e sud-orientale e nell’Europa orientale. Non meno preoccupanti sono i dati a proposito della diffusione del diabete mellito. Dal 1980, il numero di adulti con DM in tutto il mondo è quadruplicato, superando i 400 milioni di persone, che soffrono di iperglicemia cronica arrecante danni irreversibili ai vasi sanguigni e di conseguenza causante complicanze della malattia a livello macrovascolare e microvascolare. Il fumo di sigaretta è uno dei più importanti fattori di rischio modificabili per il diabete mellito. Non sorprende affatto che gli effetti dannosi combinati di iperglicemia e fumo di sigaretta accelerino il danno vascolare nei fumatori con diabete.
I fumatori con diabete mellito, nonostante rischi maggiori, sembrano essere numericamente allineati con la popolazione generale dei fumatori. Per verificare l’incidenza dei due fattori, sono stati condotti studi anche su popolazioni asiatiche, con prove a sostegno di un aumentato rischio di T2DM nei fumatori che si accumulano da oltre 20 anni. Tuttavia un legame causa-effetto tra fumo e T2DM non può essere stabilito con certezza perché altri fattori di rischio svolgono un ruolo, come stress, dieta, livelli di attività fisica e distribuzione di grasso corporeo, che vanno tenuti in esame Invece il rischio di fumo associato al pre-diabete sembra essere molto più elevato di quello per il diabete mellito.
L’astinenza dal fumo dovrebbe ridurre la prevalenza del diabete. In realtà, casi accertati dimostrano che smettere di fumare può aumentare il rischio di T2DM di nuova insorgenza, anche se questo rischio tende a diminuire a lungo termine. Una possibilità su questa incidenza potrebbe derivare dall’esposizione cumulativa complessiva al fumo prima di abolirlo dai propri usi, come mostrato in studi che hanno riportato un livello più elevato di rischio nei fumatori incalliti rispetto ai fumatori occasionali, confrontando i fumatori dei 3 continenti, europeo asiatico ed americano.
Il fumo aumenta il rischio di complicanze macrovascolari nei pazienti con diabete mellito: le persone affette che avevano smesso di fumare avevano ancora un’indice di mortalità tra 10 e 20%. Ad oggi, le terapie per smettere di fumare attualmente disponibili hanno dimostrato di raddoppiare o addirittura triplicare i tassi di abbandono, sebbene sia bassa la percentuale di pazienti che ricevono in merito consulenza medica. Inoltre, si adottano terapie sostitutive per incoraggiare l’abolizione del fumo, attraverso nicotina (NRT), il bupropione e la vareniclina. L’auspicio è che l’interruzione del fumo oggi rimanga obiettivo primario per le persone con diabete.
La ricerca in questione vorrebbe stimolare maggiori sforzi per sviluppare programmi efficaci per smettere di fumare e incoraggiare strategie di elusione. Dato che molti pazienti con diabete continuano a fumare nonostante i noti rischi per la salute, queste tecnologie emergenti per il rilascio di nicotina potrebbero essere un’alternativa praticabile e molto meno dannosa.