L’università e lo studio sono aperti a tutti, ma molti studenti hanno difficoltà ad intraprendere un percorso di studi universitario per il problema degli alloggi. Quella delle residenze universitarie è una grave carenza che, insieme ai costi elevati degli affitti di molte città sedi di università, diventa una complicazione non da poco per gli studenti.
La situazione italiana riguardo gli alloggi universitari è deludente: nel Belpaese mancherebbero 75mila posti letto per raggiungere la media euopea, e si stima una spesa attorno ai 4 miliardi di euro per adeguarsi. L’Italia è quindi molto indietro rispetto al resto d’Europa e i posti letto offerti riescono a coprire solo il 3% della domanda, una quantità minima se si pensa che in Gran Bretagna se ne offre il 20% in più e in Irlanda la copertura è del 15%. La condizione degli affitti non è delle migliori dato il rapporto qualità/prezzo totalmente sbilanciato che si riscontra in molti casi.
Il problema è molto serio e a farne le spese sono gli studenti, ma una nuova opportunità sembra mostrarsi all’orizzonte. Si tratta dello “Student housing“, una tendenza già sviluppata all’estero che potrebbe migliorare l’offerta di posti letto: sono residenze, che somigliano sempre più ai grandi campus universitari e potrebbero essere una delle soluzioni per gli studenti che necessitano di un alloggio. L’attuale offerta italiana prevede le residenze regionali Dsu, i posti letto forniti dagli atenei e quelli dei collegi statali e non, oltre agli affitti dei privati in città.
Molte colossi immobiliari si interessano da qualche anno a questo mercato che sembra possa dare molte soddisfazioni: acquistano immobili da trasformare in residenze universitarie per gli studenti che necessitano di un alloggio. Si tratta di una tendenza che riguarda in particolar modo gli USA e la Gran Bretagna, ma è in crescita in tutta Europa.
In dieci anni, dal 2007 al 2017 si è registrato un grande aumento della spesa per lo Student housing: da 720 milioni di euro a oltre 7 mila milioni. Questo aumento è dovuto a molti fattori, tra i quali spicca l’estensione dei corsi insegnati totalmente in lingua inglese, gli “English Taught Programmes”, che sono passati da 500 a 6000 in soli dieci anni. Questi corsi attirano più studenti stranieri e, oltre ad aumentare il numero della popolazione universitaria, sono causa di una maggiore richiesta di alloggi.
Anche in Italia sta, lentamente, prendendo piede la tendenza dello Student housing. Alcuni operatori immobiliari internazionali stanno avviando dei progetti nelle principali città universitarie come Milano, Bologna e Roma, ma tra le città secondarie risulta anche Catania, oltre Palermo, Napoli, Torino, Verona e Pisa. Già lo scorso febbraio, The Student Hotel ha iniziato la realizzazione di quattro strutture a Bologna e Roma e a Firenze, con un totale di oltre 1800 camere, mentre il gruppo Hines ha avviato i lavori a Milano e a Firenze per un totale di oltre 1200 posti. Questi luoghi saranno innovativi e utilizzabili non solo da studenti ma, temporaneamente, anche da giovani lavoratori; saranno completi di spazi ludici e biblioteche, ambienti comuni e riservati allo sport.
Questo settore sta muovendo i primi passi nel Belpaese ma si pensa possa crescere in futuro anche perché il numero degli studenti stranieri in Italia aumenta di anno in anno: nell’anno accademico 2016/2017 si è raggiunta la quota di circa 100.000 studenti internazionali, di cui oltre 22.000 Erasmus.
Gli investimenti nel settore in Italia sono ancora molto bassi, sotto i 7 milioni, rispetto ai 5,4 miliardi nel 2017 nel Regno Unito o ai 391 milioni dell’Austria, ma gli esperti dicono che stia iniziando la rimonta. L’Italia risulta infatti tra i sei mercati europei principali individuati da società come JLL, insieme a Irlanda, Spagna e Germania, dove c’è poca offerta, e ancora Francia e Paesi Bassi, paesi in cui c’è una forte domanda.
Per quanto riguarda i costi e l’accessibilità di queste residenze da parte degli studenti, non si sa ancora molto anche se di certo l’offerta promessa è piuttosto valida: basti pensare che il modello su cui verranno costruiti queste strutture è il campus tipico dei paesi anglosassoni.
Se questi progetti possano realmente attutire la carenza di posti letto in Italia non è ancora certo, ma se così fosse, potrebbero migliorare le condizioni dell’offerta di residenze universitarie italiana, e avvicinare il nostro Paese agli standard europei, che al momento sembrano molto lontani.