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Accesso Medicina, Bernini chiarisce le novità sulle graduatorie e recupero debiti

La ministra Bernini chiarisce come funzionerà la graduatoria di Medicina e il recupero dei debiti. Ma opposizioni e studenti parlano di riforma confusa.

Arriva un chiarimento atteso dopo settimane di tensione. L’informativa urgente della ministra dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, arriva in un clima tutt’altro che disteso. La nuova modalità di accesso ai corsi di laurea in Medicina, Odontoiatria e Veterinaria, basata sul semestre-filtro che ha sostituito il tradizionale test d’ingresso, è stata accolta fin dall’inizio da forti critiche.

I risultati del primo appello, con percentuali molto basse di sufficienze soprattutto in fisica, e le segnalazioni di disagi organizzativi hanno alimentato l’incertezza tra migliaia di studenti. In questo contesto, il passaggio della ministra in Aula si è presentato come un momento di “patto di chiarezza”, necessario per spiegare cosa accadrà ora e quali saranno le reali prospettive per chi aspira a diventare medico.

La graduatoria: superare il test, senza rinunciare alla selezione

Uno dei punti cardine dell’intervento di Bernini riguarda la formazione della graduatoria nazionale, che sarà completata entro il 12 gennaio. La ministra ha rivendicato il superamento del test unico e immediato, definito iniquo, a favore di un percorso basato su esami universitari veri e propri. Gli studenti verranno collocati in graduatoria in base ai risultati ottenuti nelle tre discipline chiave: chimica, biologia, fisica. Sarà inoltre attuata una distinzione tra chi ha conseguito tutti i voti pieni e chi presenta uno o più debiti formativi. Il messaggio politico è chiaro: rendere l’Università più accessibile senza abbassare il livello della formazione.

Tuttavia, questa impostazione solleva interrogativi non secondari. Se da un lato si abbandona la logica del “tutto in un giorno”, dall’altro si introduce un sistema che diluisce la selezione nel tempo, con il rischio di aumentare l’incertezza e lo stress per gli studenti. La selezione resta, ma cambia volto, e non tutti sono convinti che il nuovo modello sia davvero più equo.

Debiti formativi e autonomia degli atenei: opportunità o frammentazione?

Un altro snodo delicato riguarda il recupero delle insufficienze. Bernini ha chiarito che i debiti formativi non verranno sanati attraverso prove nazionali, ma con esami organizzati direttamente dai singoli atenei, probabilmente nel mese di febbraio. Entro il 28 febbraio si chiuderà l’elenco definitivo degli ammessi, includendo anche chi avrà recuperato i debiti nella propria sede.

Questa scelta valorizza l’autonomia universitaria, ma apre anche a possibili disomogeneità territoriali. Modalità, difficoltà e criteri di valutazione potrebbero variare da ateneo a ateneo, creando trattamenti differenti per studenti che concorrono alla stessa graduatoria nazionale. La ministra ha assicurato che nessuno perderà l’anno e che tutti avranno comunque un’opportunità formativa, ma resta il timore che il peso organizzativo ricada interamente sulle Università, già sotto pressione per carenza di risorse e personale.

Fake news, comunicazione e rapporto con gli studenti

Nel suo intervento, Bernini ha anche respinto con decisione le accuse di irregolarità nello svolgimento delle prove, parlando di notizie false e di tentativi di disinformazione. Ha difeso il semestre-filtro come una vera esperienza universitaria, sottolineando il contatto con i docenti, l’accesso ai materiali didattici e il valore del contributo economico versato dagli studenti come anticipo delle tasse. “Questo governo e questa maggioranza hanno compreso che dopo 25 anni non era opportuno, ma era doveroso cambiare per mettere insieme una serie di tasselli che sono alla base della missione dell’università, renderla più accessibile”, ha esordito la ministra. “È venuto il momento di un patto di chiarezza e, quindi, di rassicurazione per studenti e famiglie, per tutti coloro che stanno osservando lo sviluppo di questa riforma”, ha aggiunto la Ministra Bernini.

Tuttavia, il tema della comunicazione resta centrale. Le polemiche, le contestazioni e le parole dure rivolte ad alcuni studenti critici della riforma hanno contribuito ad ampliare la distanza tra istituzioni e comunità studentesca. In una fase di cambiamento così profonda, la percezione di ascolto e di dialogo diventa decisiva tanto quanto l’architettura normativa della riforma stessa.

Le opposizioni: “Una riforma senza risorse è solo un’illusione”

Le repliche delle opposizioni hanno messo in luce il lato più fragile della riforma. Italia Viva e Partito Democratico hanno accusato il governo di aver cambiato le regole senza accompagnare il nuovo sistema con investimenti adeguati in aule, laboratori, tirocini e personale docente. Per il PD, in particolare, il semestre-filtro si è tradotto in poche settimane di lezione, spesso a distanza, che non giustificano una selezione così rigida.

“Quella sull’accesso a Medicina non è una riforma, ma purtroppo un bluff“, ha affermato Irene Manzi, capogruppo Pd in commissione Cultura, nel suo intervento dopo l’informativa: “non basta gestire l’emergenza di queste settimane o chiarire come sarà formata la graduatoria nazionale che uscirà a gennaio. Questa riforma va rivista nel suo impianto, perché sta producendo danni ovunque. La ministra ha annunciato modifiche al sistema, è già un passo avanti rispetto alla difesa d’ufficio ascoltata in questi giorni ed è un punto che il Partito democratico ha insistentemente chiesto nelle settimane passate . Quando si interviene con prepotenza e senza ascoltare la comunità accademica, i docenti e gli studenti che vivono ogni giorno l’università il risultato è il caos”, ha concluso.

Il punto politico è evidente: senza risorse strutturali, anche il modello più innovativo rischia di trasformarsi in un meccanismo caotico. E il timore di un’ondata di ricorsi, evocato da più parti, rappresenta l’ennesimo segnale di una riforma che potrebbe finire per essere giudicata più nelle aule dei tribunali che in quelle universitarie.

Una riforma che si gioca sulla fiducia degli studenti

Al di là delle date e delle procedure, la riforma dell’accesso a Medicina si gioca su un terreno più profondo: la fiducia degli studenti nel sistema Universitario. Il semestre-filtro promette di premiare il merito e l’impegno nel tempo, ma nella sua prima applicazione ha generato incertezza, disuguaglianze percepite e un forte senso di precarietà, come evidenziato dall’articolo Test di Medicina, promossi solo il 10% degli studenti: i dati raccolti.

La vera sfida, ora, non sarà soltanto pubblicare una graduatoria o organizzare i recuperi, ma dimostrare che questo nuovo modello può davvero garantire equità, trasparenza e qualità della formazione. Perché il futuro della Medicina e di migliaia di aspiranti medici non può essere affidato solo a un cambio di metodo, ma richiede una visione solida e condivisa dell’università che verrà.

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