Tfr per pensione anticipata: come funziona
“Stiamo valutando di proporre che il Tfr fermo all’Inps, delle imprese sopra i 50 dipendenti, possa essere una rendita, per dare un ristoro e avere pensioni un pò più forti”, ha ribadito Durigon.
L’idea prevede di permettere a tutti i lavoratori, che si trovino nel sistema retributivo, misto o contributivo, di andare in pensione a 64 anni con almeno 25 anni di contributi, utilizzando il TFR accumulato presso l’Inps come una rendita integrativa per raggiungere il requisito minimo di tre volte l’assegno sociale. Ad esempio, se un lavoratore o una lavoratrice arrivasse a 1.500 euro di assegno grazie ai contributi versati, ma potesse aggiungerne 150 trasformando il Tfr in rendita, potrebbe andare in pensione a 64 anni.
Tfr per pensione anticipata: la quota 103
L’ipotesi di trasformare il TFR in rendita si colloca tra una serie di strumenti straordinari per l’uscita anticipata dal lavoro.Tra queste forme speciali di pensionamento è ancora attiva la quota 103, introdotta nel 2023 e successiva alle quote 100 e 102: questa prevede il requisito combinato di 62 anni di età e 41 anni di contributi. Si prevede quindi: il ricalcolo dell’assegno integralmente contributivo; “finestre” (il ritardo tra maturazione del diritto e la ricezione effettiva dell’assegno) di 7-9 mesi a seconda del settore di appartenenza (privato o pubblico); limiti all’assegno che non può superare le 4 volte il minimo Inps; il divieto del cumulo con redditi da lavoro, oltre i 5mila euro annui frutto di prestazioni occasionali.
Tfr e la pensione anticipata: requisiti
La pensione anticipata per i lavoratori che rientrano nel sistema retributivo o misto (con contributi versati prima del 1996) richiede 41 anni e 1 mese di contributi per le donne e 41 anni e 10 mesi per gli uomini, con un periodo di attesa variabile di 3 mesi.Per i lavoratori iscritti al sistema contributivo puro, i criteri sono diversi: è necessario avere almeno 64 anni di età, 20 anni di contributi effettivi e un assegno pensionistico minimo pari a tre volte l’importo dell’assegno sociale (1.616 euro a partire dal 2024), con alcune agevolazioni per le donne con figli. La normativa prevede un innalzamento graduale di questa soglia, che arriverà a 3,2 volte l’assegno sociale entro il 2030.
Pensione anticipata: cala l’adesione per l’opzione donna
Introdotta inizialmente come misura sperimentale, l’Opzione Donna è stata prorogata più volte nel corso degli anni, ma con requisiti sempre più restrittivi. I dati più recenti dell’INPS, aggiornati al primo semestre del 2025, mostrano un calo significativo delle adesioni: tra gennaio e giugno sono state liquidate solo 1.134 pensioni, a fronte delle 3.590 dell’intero 2024. La maggior parte di questi assegni rientra in una fascia economica modesta: ben 468 non superano i 1.000 euro mensili, mentre la gran parte si attesta sotto i 1.500 euro. Questo perché l’importo viene calcolato interamente con il sistema contributivo.
I criteri richiesti per accedere alla misura prevedono almeno 35 anni di contributi e 61 anni di età al 31 dicembre 2024. Sono previste però riduzioni dell’età anagrafica fino a 59 anni in presenza di almeno due figli o in caso di licenziamento o crisi aziendale. Inoltre, possono accedervi solo alcune categorie specifiche: caregiver che assistono familiari con legge 104, donne con un’invalidità superiore al 74%, o lavoratrici licenziate o provenienti da aziende in crisi.