
Quattordicesima luglio 2025: Luglio porta con sé la tanto attesa quattordicesima per milioni di pensionati italiani. Tuttavia, come ogni anno, c’è anche una fetta consistente di beneficiari che rimarrà a mani vuote. E se molti ancora la confondono con la tredicesima mensilità, è bene chiarire che si tratta di due prestazioni profondamente diverse: la prima è un diritto universale per tutti i pensionati, la seconda invece è una misura selettiva, legata a precisi requisiti anagrafici, reddituali e previdenziali.
La quattordicesima pensionistica è una somma aggiuntiva erogata dall’Inps nel mese di luglio, destinata esclusivamente ai pensionati con redditi medio-bassi. Non va considerata come una mensilità “extra” come la tredicesima, bensì come una forma di sostegno economico mirata. La sua erogazione, infatti, dipende da una serie di requisiti che ogni anno lasciano fuori centinaia di migliaia di persone. Per capire se si ha diritto o meno alla quattordicesima nel 2025, occorre verificare tre condizioni fondamentali:
La quattordicesima è riservata solo a chi percepisce un trattamento previdenziale, quindi legato a contributi versati nel corso della vita lavorativa. Sono inclusi:
Pensione di vecchiaia
Pensione anticipata (inclusa Quota 103)
Pensione di reversibilità (in proporzione)
Assegno ordinario di invalidità
Pensione di inabilità previdenziale
Chi riceve invece trattamenti assistenziali – come l’Assegno sociale o la pensione per invalidità civile – non ha diritto a questa somma. Esclusi anche i percettori dell’Ape Sociale, che non ricevono né tredicesima né quattordicesima.
Altro paletto: bisogna avere almeno 64 anni di età. Questo significa che molti pensionati “recenti”, in particolare coloro che sono usciti dal mondo del lavoro con Quota 103 a 62 anni, non riceveranno la quattordicesima. Stesso discorso per numerosi titolari di pensione di inabilità o assegno di invalidità che non hanno ancora compiuto l’età richiesta.
Infine, il criterio economico. Nel 2025 la soglia massima per ricevere l’intera quattordicesima è pari a 15.688,40 euro di reddito annuo. Superata questa cifra, la somma aggiuntiva viene corrisposta solo in misura parziale, secondo un meccanismo di calcolo che riduce progressivamente l’importo fino al raggiungimento di un tetto massimo.
Il vero paradosso di questa misura è che spesso anche chi supera il limite di reddito di pochissimo – magari per una pensione rivalutata o per altri redditi marginali – si vede negare l’intera somma. È questo uno degli aspetti più contestati del sistema: una soglia rigida che rischia di penalizzare chi si trova appena sopra i limiti, pur avendo bisogno di un sostegno reale.
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